
Negli Stati Uniti non si placano le polemiche nei confronti di Credit Suisse. La banca è accusata di aver occultato i dettagli sull’assistenza di clienti nazisti e dei loro complici in un’indagine interna.
Lo scorso aprile, Credit Suisse aveva pubblicato le conclusioni di una ricerca avviata dopo che nel 2020 il Centro Simon Wiesenthal aveva divulgato un elenco di 12’000 nazionalsocialisti e simpatizzanti del regime nazista vissuti in Argentina a partire dagli anni Trenta, molti dei quali avrebbero avuto conti presso l’istituto elvetico. La banca, di proprietà ora di UBS, aveva indicato di non aver trovato “alcuna prova” a sostegno di queste affermazioni.
In un nuovo rapporto pubblicato nei giorni scorsi, la Commissione per il bilancio del Senato statunitense torna però alla carica, accusando Credit Suisse di aver occultato i dettagli sull’assistenza di clienti nazisti e dei loro complici. In sostanza, l’indagine della banca è stata incompleta a causa di alcune limitazioni imposte dall’istituto.
Nuovi dati ricevuti da Credit Suisse hanno evidenziato circa cento conti finora non rivelati con collegamenti nazisti. Complessivamente, secondo le accuse, circa 64’000 serie di dati potenzialmente rilevanti non sono stati prese in considerazione nell’indagine. Inoltre, la banca ha impedito all’ex ombudsman Neil Barofsky di accedere a materiale importante, aggiunge la commissione statunitense.
Ilrestomancia con i suoi canali informativi non gode di contributi pubblici, non ha finanziamenti né pubblicità. Senza padri né padrini, solo servi vostri. Ci sosteniamo solo con il contributo dei lettori.