Salute

Endometriosi e infertilità: un aiuto dalla crioconservazione

L’endometriosi è una malattia molto diffusa, colpisce una donna su dieci. Tre milioni sono le italiane che ne soffrono, 14 milioni nella comunità europea e 176 milioni nel mondo. La difficoltà a concepire è una delle possibili conseguenze, ma molto si è fatto per le donne alle prese con infertilità da endometriosi.

L’ENDOMETRIOSI E LA FERTILITÀ

Si tratta di una patologia che consiste nell’insediamento e nella crescita fuori sede (ovaie, tube, intestino, vagina e vescica) di tessuto endometriale, ossia la mucosa che riveste la parete interna dell’utero e che si sfalda durante il ciclo mestruale. La presenza dell’endometriosi è spesso legata al dolore, ha dunque un impatto significativo sulla qualità di vita e può determinare sterilità. «Ciò accade nel 30-50% dei casi» spiega il professor Massimo Candiani, grande esperto di Endometriosi e direttore dell’Unità Ginecologia e Ostetricia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, in occasione del seminario Endometriosi: un percorso condiviso, svoltosi il 30 marzo a Milano e promosso da Regione Lombardia. «Ciò non vuol dire affatto che una donna affetta da endometriosi non possa diventare madre, ma che, talvolta, è più difficile e richiede un percorso mirato e personalizzato. Le ragioni della riduzione della fertilità dipendono dagli effetti negativi dell’infiammazione del tessuto ovarico sano e della eventuale distorsione della normale anatomia pelvica determinata da aderenze e fibrosi».

PREVENIRE È POSSIBILE
In che modo? Il primo passo è quello di rendere la diagnosi più solerte perché capita, e non di rado, che si arrivi a una definizione corretta della malattia solo dopo un lungo e sfinente iter fatto di visite, esami e controlli. In genere si impiegano in media sette, otto anni per arrivare alla diagnosi, come emerso anche dalle testimonianze delle numerose associazioni e fondazioni presenti all’incontro, AENDO (Associazione italiana dolore pelvico ed endometriosi), ONDA (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere), A.L.I.C.E. ODV (Associazione Lotta Italiana per la Consapevolezza sull’Endometriosi) e Gruppo di sostegno Endometriosi parliamone. Auto mutuo aiuto. «È fondamentale inoltre – spiega Candiani – procedere con interventi chirurgici ovarici più conservativi possibile e crioconservare gli ovociti in giovane età».

LA CRIOCONSERVAZIONE DEGLI OVOCITI
«La crioconservazione offre così alle giovani pazienti che non cercano una gravidanza a breve termine – spiega Candiani – la possibilità di poter raccogliere e conservare in una banca biologica un proprio pool di ovociti congelati. L’obiettivo è quello di ampliare al massimo le chances riproduttive di ogni donna affetta da endometriosi. Pensando più in generale a gravidanze che vengono sempre più posticipate nel tempo per ragioni economiche, sociali e di varia natura, si potrebbe rendere questa possibilità uno strumento utile a tutto l’universo femminile». Concretamente la tecnica di criopreservazione è il congelamento degli ovociti prelevati per via vaginale a seguito di stimolazione ovarica.

COME AVVIENE LA CRIOPRESERVAZIONE
«Entrando nel dettaglio – prosegue Candiani – si procede con una stimolazione ovarica per 12-14 giorni. Vengono quindi eseguiti periodici monitoraggi ecografici e ormonali della crescita dei follicoli e viene successivamente effettuato, in sedazione e sotto guida ecografia, un prelievo ovocitario transvaginale. Si passa poi al congelamento ovocitario e alla conservazione nella biobanca. È preferibile eseguire la procedura in giovane età perché maggiore è il numero degli ovociti e maggiore è quindi la possibilità di ottenere embrioni da trasferire. Non ci sono comunque limiti per la durata dello stoccaggio degli ovociti nella biobanca».

I CENTRI PER LA CRIOCONSERVAZIONE
I riferimenti dei Centri deputati alla preservazione della fertilità si trovano sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità. In tutti i casi di malattie e cure che possono compromettere la capacità riproduttiva di un individuo, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, è necessario informare i pazienti del possibile danno sulla loro futura fertilità e sulle possibilità per preservarla. Per le donne adulte si può effettuare la crioconservazione di ovociti, embrioni o tessuto ovarico; per le bambine e ragazze prepuberi solo la crioconservazione di tessuto ovarico.

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