Agricoltura

Dove si collocano nel mondo i geni di resistenza agli antibiotici del suolo

Lo spiega un gruppo di scienziati cinesi in una ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances. Gli autori, provenienti dalla School of Geographic Sciences della East China Normal University di Shanghai, hanno infatti redatto la prima mappa sulla distribuzione di questo fenomeno, riconosciuto negli ultimi decenni come una seria minaccia.

“Secondo il team di ricerca, l’uso massiccio e l’abuso di antibiotici hanno portato all’arricchimento selettivo di geni resistenti nei microrganismi presenti nell’ambiente”, scrive il quotidiano China Daily. “L’acquisizione di questo materiale genetico da parte di batteri patogeni genererebbe problemi nel trattamento antibiotico mettendo a rischio la salute degli esseri umani e degli animali”.

Il fenomeno è diffuso in America, Europa e Asia

La distribuzione spaziale dei geni antibiotico-resistenti (ARG) nei terreni del Pianeta e i fattori che influenzano la loro presenza geografica sono ancora poco chiari. La ricerca colma dunque parte di questa carenza offrendo nuove conoscenze in materia. I ricercatori hanno scoperto ad esempio che la presenza di ARG era significativamente più alta nei suoli agricoli nel confronto con i terreni non soggetti a colture o ad allevamento. L’indagine metagenomica, condotta attraverso il sequenziamento di 1.088 campioni di suolo ha fatto emergere la presenza di 558 geni resistenti diversi.

La loro massima concentrazione, hanno spiegato i ricercatori, si registra in alcune aree caratterizzate da un’alta densità di popolazione e un forte sviluppo delle coltivazioni e dell’industria del bestiame. Tra queste “la zona est degli Stati Uniti, l’Europa occidentale, l’Asia meridionale e orientale”. Lo studio, inoltre, “ha anche mostrato un’elevata abbondanza di ARG in aree collocate a latitudini relativamente alte, come l’Europa settentrionale e la Nuova Zelanda”.

Mercato degli antibiotici utilizzati principalmente per scopi zootecnici nei diversi paesi OCSE. FONTE: Antimicrobial Resistance, OECD 2016.

Il fattore umano

Secondo i ricercatori, i dati raccolti non lasciano dubbi: “I risultati, insieme alle evidenti correlazioni statistiche significative degli ARG con la presenza del bestiame e di colture, l’irrigazione e il concime, l’agricoltura e i pesticidi, nonché con la produzione di orzo e l’allevamento di pecore, forniscono prove convincenti del fatto che l’elevata resistenza agli antibiotici nel suolo è causata principalmente dalle attività umane”, si legge nella ricerca.

“Ulteriori analisi”, scrive China Daily, “hanno rivelato che l’azione dell’uomo può far aumentare la presenza di ARG nel suolo introducendo microbi intestinali e patogeni clinici nei terreni agricoli attraverso l’uso di fanghi agricoli e letame”.

I pericoli della resistenza agli antibiotici

La questione è di stretta attualità. Il settore veterinario-zootecnico globale infatti fa ancora largo uso di antibiotici con diversi obiettivi, ricordano diversi ricercatori. Tra questi l’accrescimento degli animali, la profilassi e il trattamento dei malattie. Tuttavia l’apparato intestinale di ogni esemplare è in grado di assorbire solo una quota della dose somministrata. Il che significa che la parte restante viene espulsa e diffusa così nel terreno. L’uso del letame come ammendante del suolo fa il resto.

Il risultato è che le colture finiscono per assorbire le molecole di antibiotici e i batteri che vi entrano in contatto possono mutare velocemente diventando resistenti a queste stesse sostanze. Tale resistenza si manifesta nel suolo, nell’apparato digerente animale e in quello umano.

Ma c’è di più. Come ricorda uno studio del Department of Soil and Water Systems dell’Università dell’Idaho la contaminazione da antibiotici altera l’azione dei microorganismi del terreno riducendo inoltre la capacità di quest’ultimo di immagazzinare il carbonio. Ne deriva un incremento delle emissioni che favorisce di riflesso il cambiamento climatico.

Variabili climatiche

Le variabili climatiche assumono un ruolo importante nel favorire l’abbondanza dei geni resistenti agli antibiotici nel suolo. Gli scienziati cinesi, infatti, hanno rilevato una maggiore incidenza del fenomeno nei luoghi caratterizzati da temperature più basse e maggiori precipitazioni. “Una possibile spiegazione di questo risultato”, osserva la ricerca, “è che la bassa temperatura e l’elevata umidità del suolo limitino il tasso di decomposizione, causando l’accumulo di materia organica del suolo che risulta quindi ospitale per la crescita e la proliferazione dei microbi che trasportano gli ARG”.

Lo studio, infine, suggerisce alcune strategie per frenare la diffusione dei geni resistenti nel suolo seguendo il cosiddetto approccio One Health che punta alla tutela della salute umana e ambientale. Tra queste il contenimento dell’utilizzo di antibiotici negli allevamenti, il disaccoppiamento tra produzione agricola e gestione del bestiame, la riduzione dell’irrigazione tramite acque reflue non trattate e dell’uso eccessivo di pesticidi e il miglioramento delle infrastrutture igienico-sanitarie nel comparto agricolo.

Matteo Cavallito (Re Soil Foundation). Ph: Paolo Cipriani

Condividi