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Baseball in carrozzina, all’Istituto di Montecatone arriva una nuova disciplina

Da qualche tempo a questa parte anche le persone con disabilità fisica possono giocare a baseball. Grazie all’impegno di due associazioni sportive emiliane, la Asd Tozzona Baseball Imola e la Asd Ferrara Baseball Softball Club, e al lavoro dei terapisti dell’Istituto di riabilitazione di Montecatone, si sta sviluppando una nuova disciplina: il wheelchair baseball. Il progetto, che si chiama “Homerunners”, è rivolto a pazienti dell’unità spinale della struttura imolese, che in provincia di Bologna si occupa della riabilitazione intensiva di persone colpite da lesioni midollari e lesioni cerebrali acquisite. Se in Italia questo sport è ancora in fase embrionale, negli Stati Uniti esiste da decenni. C’è chi lo fa risalire addirittura al 1947, quando al Birmingham Army Hospital di Van Nuys, in California, alcuni pazienti presero in mano una mazza da baseball e cominciarono a giocare. Quello che è certo è che il movimento si è sviluppato con forza a partire dagli anni Settanta del secolo scorso a Sioux Falls, nello Stato del Sud Dakota, con la creazione nel 1976 della Nwsa, la National Chair Softball Association. Se all’epoca esistevano tre squadre, oggi, negli States, se ne contano circa venti.

In Italia, dicevamo, siamo agli inizi, ma si tratta di uno sport che, per le sue caratteristiche, si adatta molto bene ad accompagnare il paziente nel suo percorso riabilitativo. Per quanto riguarda le regole, il wheelchair softball è una variante dello slowpitch softball, con due squadre formate da nove giocatori che si affrontano in fasi di attacco e di difesa. Nella fase di attacco la squadra in battuta deve segnare più punti possibile, spingendo avanti i corridori in un percorso di quattro basi, mentre la squadra in difesa ha il compito di contenere l’attacco avversario, che termina appena vengono realizzate tre eliminazioni. Rispetto al baseball per normodotati, la palla è più grande e più leggera e i giocatori non utilizzano il guantone nella fase di difesa, il che permette di avere entrambe le mani libere. Il corridore è salvo quando tocca la superficie della base con una delle due ruote. “Nessuno fuoricampo per la riabilitazione” è il nome di un progetto «volto a indicare che tutti possono partecipare ai percorsi», racconta Riccardo Soglia, coach dei Redskins Tozzona Baseball Imola. «A Montecatone abbiamo effettuato prove con materiali di fortuna, non quelli usati ufficialmente per il wheelchair. Tiro, presa, battuta col supporto di un tee, con palline da baseball e softball soffici, mazze di gomma e mazzette di alluminio. A settembre poi, sul diamante della Tozzona, sono state fatte alcune prove sul campo per cercare di capire qual è il terreno più adatto tra erba e terra rossa».

Soglia ricorda poi che il progetto è nato per caso: «Il primo a parlarmene è stato un coach di Ferrara, Alessio Marzaduri, con cui c’è grande sinergia. Ho coinvolto anche Stefano Salvatori, consigliere del Tozzona Baseball, e con lui abbiamo assistito casualmente a una proiezione sui motociclisti disabili in autodromo. Abbiamo contattato Davide Baroncini, responsabile del video, consulente organizzativo per lo sviluppo di progetti con vari enti, e dopo tre giorni eravamo a colloquio con Marco Gasparri, presidente della Fondazione Montecatone, e con Giorgio Conti, segretario generale, che ci hanno assicurato l’interessamento e il coinvolgimento dei responsabili della riabilitazione, entusiasti di aggiungere altri sport da inserire nei progetti riabilitativi. Il baseball, infatti, per la sua complessità, è l’ideale sia per chi ha sofferto di lesioni cerebrali sia per lo sviluppo funzionale e coordinativo». Federico Cortini, capitano dei Redskins, a Montecatone è istruttore tecnico per il gioco: «Era un mio pallino provare un progetto come questo. Sapevo dell’esistenza di questo sport perché l’avevo visto su YouTube. Lavoro in una società di fitness con altri soci, la Personal Trainer, che ha un particolare riguardo per la riabilitazione. Il fatto di trovarmi coinvolto in questa iniziativa mi rende pieno di orgoglio».

Tutto ruota attorno all’Istituto di Montecatone, quindi, una struttura che ha sempre dato particolare importanza allo sport, come dimostra anche la recente sperimentazione del frisbee in carrozzina e la storia di Sport è Vita, la società di tennistavolo fondata dal pongista imolese Davide Scazzieri, sostenuta dalla stessa struttura di riabilitazione e dalla Fondazione Montecatone onlus, che ha trionfato ai Campionati italiani paralimpici dello scorso giugno, vincendo un argento nel singolo, un oro nel doppio maschile e nel doppio misto con Carlotta Ragazzini e un oro di squadra. Sport è Vita è attiva all’interno dell’ospedale grazie al programma Rgs (Rieducazione tramite gesto sportivo), ma lo è anche per chi, una volta uscito dalla struttura, vuole continuare a praticare tennistavolo. A proposito dei successi ottenuti dalla sua società ai Campionati italiani, Scazzieri osserva: «Tutto bellissimo e inaspettato, unica nota negativa della tre giorni riminese è che il prossimo anno sarà molto difficile superarsi. Ringrazio tutti gli atleti che quotidianamente si allenano con tanta passione ed entusiasmo nel volersi sempre migliorare e tutto lo staff tecnico. Ho un gruppo fantastico e ne sono molto orgoglioso». Nella speranza che il baseball in carrozzina, col tempo, segua le orme del tennistavolo.

Stefano Tonali

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