Diritti

Grecia, non c’è pace per Sarah Mardini e Seán Binder

La Corte d’appello di Mitilene, in Grecia, ha deciso di rimandare alla procura, a causa di irregolarità procedurali, il caso di Sarah Mardini e Seán Binder, i due operatori umanitari indagati ormai da oltre quattro anni solo per aver contribuito a soccorrere persone in mare.

“Questa decisione offre alle autorità greche l’opportunità di porre fine a questo incubo annullando tutte le accuse, comprese le più gravi che restano ancora in piedi. Gli errori procedurali evidenziati dal giudice, tra cui l’assenza di traduzioni dal greco delle accuse, non fanno che evidenziare quanto sia assurdo accanirsi contro persone che stavano solo difendendo i diritti dei migranti e dei rifugiati”, ha dichiarato Nils Muižnieks, Direttore per l’Europa di Amnesty International.

“Sollecitiamo le autorità di Atene ad annullare una volta per tutte le accuse e a consentire a Sarah e a Seán di tornare alle proprie vite. La criminalizzazione di questi coraggiosi difensori dei diritti umani dimostra la cinica attitudine assunta dalla Grecia e da altri stati europei contro chi cerca salvezza alle loro frontiere”, ha sottolineato Muižnieks.

“Sono trascorsi oltre quattro anni dall’apertura di questa inchiesta farsesca, che ha sospeso le vite di Sarah e Seán in uno stato d’incertezza. Il procedimento nei loro confronti, con accuse ancora in corso d’indagine, solleva gravi preoccupazioni circa le reali intenzioni delle autorità greche. Questo caso è un esempio da manuale di come le autorità possano fare cattivo uso dei sistemi giudiziari per punire e impedire il lavoro dei difensori dei diritti umani”, ha concluso Muižnieks.

Nel febbraio 2023 alcuni reati di cui Sarah e Seán sono ancora accusati cadranno in prescrizione. L’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, appartenenza a un’organizzazione criminale e frode restano invece, purtroppo, ancora in piedi.

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