Editoriale

La rivoluzione si fa in edicola

Capita che di una mazzetta di giornali ti resti in mente solo un particolare. A me oggi ha colpito la risposta di Marco Revelli a Tommaso Rodano su Il Fatto Quotidiano.
“La manovra è destinata a soffiare sul fuoco sociale?” Chiede il giornalista.  “Non c’è rapporto automatico – risponde lo storico – tra vessazione e insurrezione”. Poi aggiunge: “Anzi, a volte il meccanismo lavora all’inverso: i miei marcorevellimaestri, nel ‘900 mi insegnavano che i poveri non hanno mai fatto le rivoluzioni. Le fanno quelli che pensano di avere qualcosa da guadagnare o da difendere; chi ha perso tutto non ha nemmeno la forza per ribellarsi. Spesso una società sfarinata o in via di decomposizione è una risorsa per chi esercita il potere con cinismo e arroganza. E infatti questo schieramento politico , tecnicamente reazionario, almeno questo lo sa: disgregando la società si garantisce la possibilità di mantenere il potere. In una società disgregata le persone vivono male, anche quelle non povere, ma questo a chi ha il potere non interessa.” Poche parole di una concretezza che spiazza chi è ormai quasi rassegnato a proclami frutto dell’intelligenza masturbatoria o alla fatuità di sfottò rimpallati sul tavolo da ping pong politichese.
C’è chi riscopre Berlinguer e Mao Tsê-tung, chi si affanna a fare la morale alla sinistra, chi la sinistra la vuol proprio costruire, ma a determinate condizioni. In quei casi si fa ricorso non di rado al linguaggio dei sogni (disturbati) per comprendersi da se stessi meglio.  Logica vuole per riuscire nell’intento è trovare un nemico. Per carità non tra le file dell’oppressore bensì nel sindacato o tra ecologisti e pacifisti colpevoli di aver oltrepassato distrattamente piazza San Pietro. L’attenzione non si concentra su personaggi come Antonella Viola o Michele Murgia che con il loro catechismo potrebbero compromettere la rigenerazione di cellule sane del femminismo o di altre culture necessarie al progresso civile. No, si punta su leader ancora rispettati della Cgil. Al rogo dunque Maurizio Landini e tutte le tute blu che hanno fatto visita al capo di stato vaticano. Il Pd? Va sciolto e ricostituito da capo senza i cattolici. I più moderati accetterebbero l’ipotesi di riavvolgere il nastro della storia con la ricreazione della Democrazia Cristiana e del Pci.  E’ l’informazione social, bellezza. Ma sul cartaceo non va molto meglio. A parte la narrazione mainstream di come va il mondo per colpa di Putin, in pochi riflettono approfonditamente sul fine vita imposto al giornalismo e i suoi effetti nella vita delle persone. Nessuno d’altronde si è mai posto il problema di una mancanza di studi scientifici autonomi per riprogrammare fisco, scuola, sanità e migrazione come diritto. L’emergenza se c’è riguarda le identità di cittadini del mondo in grado di agevolare trasformazioni sociali e culturali preziose anche nel cosiddetto Belpaese.
Se di Sinistra si vuol parlare si inizi dunque da lì. Da un nuovo autorevole Centro Studi ove fare ricerca su nuovi modelli economici, su quel welfare picconato da ceffi come Maurizio Lupi negli ultimi decenni. Democristiani che ora governano col braccio armato neofascista. Capita quando si perde l’abitudine di leggere i giornali, chiusi per astuzia.

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