Attualità

Salvataggio in mare. Emergency: “Rendeteci inutili”

Prima il M5S con il suo ministro degli Esteri “Taxi del mare”, adesso il governo della presidente Meloni (a proposito in campagna elettorale non aveva detto che avrebbe fatto il blocco navale davanti alla Libia? Adesso se la prende solo con le Ong come un Di Maio qualsiasi?). Insomma sembra proprio che il problema dell’Italia siano questi 90/100 mila disgraziati che tentano di arrivare in Italia/Europa con ogni mezzo. Serve ancora ricordare che di questi soltanto il 16 per cento sono recuperati dalle navi delle Ong mentre il resto o riesce ad arrivare per proprio conto o vengono recuperati dalle motovedette italiane (Guardia Costiera o Guardia di Finanza)? Evidentemente sì, visto che la comunicazione mainstream è asservita all’idea secondo la quale esiste un fattore di attrazione esercitato dalle navi di salvataggio da parte dei trafficanti (è il famoso pull factor di cui è rimasta a parlarne solo Meloni, nemmeno Frontex lo fa più essendo una frottola mai provata). Così come serve ricordare che, mentre governo e maggioranza speculano sugli arrivi via mare, a Trieste di migranti ne riceviamo una media di cento al giorno senza che nessuno se ne occupi se non le solite vituperate organizzazioni umanitarie.

In una intervista all’Agi, di qualche giorno fa, il giurista Fulvio Vassallo Paleologo spiegava che “se il Viminale procederà con altri atti amministrativi nella ‘guerra’ contro le Ong e contro i soccorsi umanitari in acque internazionali, ci sarà molto lavoro non solo per i giudici amministrativi ma anche per i tribunali penali e per le Corti internazionali, che già hanno sanzionato decisioni di governi precedenti che hanno adottato misure di respingimento collettivo in mare e di trattenimento arbitrario negli hotspot”.  Conclude infine il giurista: “Sanzioni più efficaci, come quelle che promette il Viminale potrebbero arrivare non per le Ong, che rispettano il diritto internazionale, ma per le autorità di governo che lo violano sistematicamente”. Sarà interessante, in questo senso, vedere come andrà a finire il processo in corso a carico dell’ex ministro degli Interni Salvini.

L’ultimo rapporto di Frontex ha rilevato che, nei primi dieci mesi del 2022, gli arrivi ai confini esterni dell’Unione Europea sono stati circa 275mila, con un aumento del 73% rispetto ai primi dieci mesi dell’anno precedente. La rotta più attiva rimane quella dei Balcani occidentali, dove si sono registrati 128.438 attraversamenti, un aumento del 168 per cento. La conferma arriva anche dalla Project Manager dell’Ipsia, Ong delle Acli. Ecco le parole di Silvia Maraone: “In Bosnia Erzegovina, in modo particolare nel Cantone di Una – Sana, oggi ci sono poco meno di 4mila migranti. Ma il numero delle persone ancora bloccate qui, inferiore agli anni passati, non dice tutto su quello che sta accadendo. Il dato interessante è un altro: il numero delle persone che superano il ‘game’ – espressione utilizzata dai migranti per indicare il passaggio tra il confine bosniaco e quello croato – ad oggi è circa il 170% più alto dello scorso anno”. Mentre il governo Meloni, quindi, si scaglia lancia in resta in una nuova crociata contro le Ong che soccorrono i migranti in mare e agita agli occhi dell’opinione pubblica un’emergenza che in Italia non esiste, è il sistema dell’accoglienza a operare in maniera emergenziale ospitando sette migranti su dieci in centri straordinari. Tutto questo mentre sono stai accolti (giustamente) cinque milioni di rifugiati ucraini senza colpo ferire.

In tutto questo scenario si va ad inserire l’iniziativa della Ong italiana Emergency che il 13 dicembre 2022 ha visto la sua nuova nave Life Support salpare per la prima missione di salvataggio, diretta nelle acque del Mediterraneo Centrale. “La Life Support – come si legge nel sito dell’organizzazione umanitaria – è un offshore vessel, una nave adibita a servizi speciali: una caratteristica che ci ha consentito un’ottima flessibilità di allestimento e di riassegnazione degli spazi, utile per le attività di ricerca e soccorso. È registrata con notazione di classe rescue. La nave è lunga 51,3 mt e larga 12 mt. Può arrivare ad accogliere fino a 175 naufraghi, oltre al personale di bordo.”  Questa iniziativa è stata fortemente voluta dal medico Gino Strada, fondatore di Emergency, deceduto nell’agosto del 2021. Secondo Pietro Parrino, Direttore Field Operations Department di Emergency “la Life Support interviene in un luogo considerato come la frontiera più pericolosa per i migranti, sia per numero di morti sia di persone disperse. È il nostro modo di continuare a fare la nostra parte, ricordando che il soccorso in mare è un obbligo previsto dal diritto del mare ma anche un obbligo morale”.

Domenica 18 dicembre Life Support ha effettuato il suo primo salvataggio in mare di 70 naufraghi soccorsi in zona SAR (search and rescue) Libica. Tra i superstiti, secondo il comunicato stampa emesso dalla Ong, c’erano cinque donne di cui una incinta al settimo mese, due bambini al di sotto dei 2 anni di età e 24 minori non accompagnati a partire dai 13 anni. I naufraghi provengono da Somalia, Egitto, Costa D’avorio, Camerun, Burkina Faso, Mali. Il giorno successivo la nave di Emergency ha concluso un secondo soccorso di 72 persone che si trovavano in acque internazionali, nella zona SAR maltese-tunisina, rispondendo ad una indicazione segnalata nel pomeriggio da Alarm Phone. Secondo quanto dichiarato dai naufraghi, la nave di legno, lunga circa 7 metri, era partita il 17 sera dalla costa libica ed era in acqua da più di 24 ore con direzione Lampedusa. La nave si è avviata a risalire il Tirreno per raggiungere il porto di Livorno assegnatole come porto sicuro dall’ Italian Maritime Rescue Coordination Centre.

Emergency è una organizzazione che, dal 1994, si occupa di assistere popolazioni afflitte dalla guerra, dalla povertà, dal flagello delle mine antiuomo. E’ presente anche in Italia con numerose iniziative e presidi sanitari fissi e mobili. Nell’opera di assistenza a chi vive o fugge da quei territori mancava quell’ultimo segmento, quel luogo di dolore e morte che è diventato il Golfo della Sirte e il sud del Mediterraneo. Adesso quella mancanza è stata colmata, adesso anche lì Emergency c’è. Se è vero che l’aspirazione di Emergency è quella di diventare un giorno inutile, lo è a maggior ragione per la sua presenza in mare. Se costruire un ospedale non è mai una cosa negativa o inutile, è qualcosa che serve anche in uno stato di normalità, una nave di una organizzazione umanitaria non dovrebbe essere nemmeno concepita come salvataggio di naufraghi, per questo dovrebbero esserci e bastare le navi militari dei Paesi interessati. La speranza, quindi, è che non solo la nave di Emergency ma anche quelle di tutte le altre organizzazioni vengano al più presto rese inutili dalla presa in carico del Governo italiano e della Comunità europea affinché il problema della migrazione nel suo complesso venga affrontato alla radice per evitare che così tante persone debbano essere costrette a mettersi in mare o in marcia.

 

 

 

 

 

 

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