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Ischia, la natura non condona

I pluviometri dell’Isola d’Ischia posti nelle vicinanze di Casamicciola Terme hanno registrato piogge intense a partire dalla mezzanotte del 25 novembre. In particolare, il picco massimo di pioggia oraria sui due pluviometri più vicini è stato di 51,6 mm a Forio e di 50,4 mm a Monte Epomeo. Le piogge cumulate a 6 ore (tra le 00:00 del 25/11 e le 06 del 26/11) forniscono un valore di 126 mm: negli ultimi 20 anni -periodo per il quale il Cnr ha accesso ai dati dei pluviometri- questo dato non era mai stato raggiunto nel periodo osservato, e rappresenta un indice di gravità della pioggia.

La zona di Casamicciola nella quale le piogge hanno causato la frana e i danni registrati è un’area dell’Isola in cui vari autori (per citarne alcuni Del Prete e Mele (2006)) hanno riconosciuto e descritto numerosi eventi franosi con danni sia al territorio che alle case, alle terme e anche alle persone. Le cartografie dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI https://idrogeo.isprambiente.it)  riportano infatti valori di pericolosità da frana molto elevati per queste aree dell’Isola d’Ischia.

Per quanto riguarda gli eventi storici che hanno causato danni alle persone, i dati del catalogo gestito da Cnr-Irpi evidenziano come nella zona di Casamicciola Terme si siano già verificate frane che hanno causato perdita di vite umane, tra cui nel 1910, durante un evento molto intenso, alluvioni con elevato trasposto solido, crolli e numerosi dissesti diffusi causarono 11 morti. In anni più recenti una vittima si è registrata nel 1987, quando un crollo di roccia distrusse un ristorante, e infine nel 2009, sempre nel mese di novembre, una colata di fango e detrito ha travolto e ucciso una ragazza quattordicenne.

Il condono edilizio contenuto sul dl Genova, al centro delle polemiche di queste ore perchè conteneva la possibilità di sanare abusi edilizi realizzati sull’isola di Ischia travolta sabato 26 novembre da una drammatica frana, porta la firma anche di Lega e Fratelli d’Italia. La sua conversione in legge, avvenuta nella notte tra il 30 e il 31 ottobre ha visto infatti i voti favorevoli, oltre che del Movimento 5 Stelle – all’epoca maggioranza di Governo durante il Conte I insieme al Carroccio – anche di Lega e Fdi. Nello specifico, il provvedimento passò alla Camera con 284 sì (Lega, M5s e Fdi), 67 no (Pd e Leu), e 41 astenuti (Fi).

Un’approvazione non priva di scontri e tensioni: l’Aula della Camera bocciò infatti tutti gli emendamenti dell’articolo 25 del decreto che prevedeva il condono per i comuni di Ischia colpiti dal sisma del 21 agosto 2017. Particolarmente aspra la polemica in particolare tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. Alcuni deputati Pd inoltre vennero quasi alle mani con i colleghi del partito di Giorgia Meloni.

In particolare i dem contestavano proprio l’articolo 25 del decreto, accusando la maggioranza di allora, e in particolare Luigi Di Maio, di voler sfruttare la tragedia del Ponte Morandi per portare a termine il condono a Ischia, come “mancia elettorale” nel collegio dell’ex vicepremier.

Dal partito di Meloni venne un sì ‘sofferto’. “Noi abbiamo ragionato molto al nostro interno in questi giorni perche’ i dubbi sono stati tanti. Ma poi siamo tornati con il cuore, con la mente ai primi giorni, ai primi giorni del dopo disastro di Genova, e abbiamo ripensato a tutto il percorso che abbiamo fatto cercando di dare voce a Genova”, disse Carlo Fidanza in dichiarazione di voto, annunciando il si’ di Fratelli d’Italia.

Da inizio 2022 in Campania si sono registrati 18 eventi climatici estremi, 6 solo nel mese di novembre. Salgono, inoltre, a 100 i fenomeni estremi monitorati nella regione campana dal 2010 fino ai primi giorni di novembre 2022, tra questi sono 38 i casi di allagamenti e alluvioni e 4 le frane da piogge intense. Preoccupanti anche i dati sull’abusivismo edilizio, in particolare ad Ischia sono circa 600 le case abusive colpite da ordinanza definitiva di abbattimento sull’isola maggiore dello splendido arcipelago partenopeo. Arriva a 27.000, invece, il numero delle pratiche di condono presentate in occasione delle tre leggi nazionali: di queste risultano negli uffici tecnici di Forio 8530 istanze, 3506 a Casamicciola e 1910 a Lacco Ameno. E dopo il Decreto Genova del 2018, contenente un condono per la ricostruzione post terremoto di Ischia, il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di sanatoria sono ad oggi circa 1000.

A diffondere i nuovi dati aggiornati sugli eventi estremi climatici in Campania e sulla piaga dell’abusivismo a Ischia è Legambiente che, con il suo Osservatorio CittàClima, all’indomani della tragedia che ha colpito l’isola, lancia un appello al Governo Meloni per chiedere tre impegni e azioni concrete, non più rimandabili, per la lotta alla crisi climatica e la mitigazione del rischio idrogeologico, garantendo la sicurezza dei cittadini: un piano nazionale di adattamento al clima, una legge contro il consumo di suolo, e l’istituzione di una cabina di regia nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico.

 Primo impegno, entro la fine dell’anno l’Italia deve dotarsi di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, come hanno già fatto 24 paesi europei. Il piano nazionale in questione, rimasto in bozza dal 2018 quando era presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, prevede tutti quegli interventi che lo Stato, le Regioni e i Comuni devono mettere in campo per convivere con l’emergenza climatica. Dal 2018, sottolinea l’associazione ambientalista, si sono succeduti tre governi (Conte1, Conte 2, Draghi) e due ministri dell’ambiente e della transizione ecologica (Sergio Costa e Roberto Cingolani), ma nulla è stato fatto per approvare il piano e renderlo operativo a tutti gli effetti.

Secondo impegno, occorre approvare al più presto la legge contro il consumo di suolo in stallo da due legislature e dire basta alla logica dei condoni. Sono trascorsi quasi 10 anni da quando il Consiglio dei ministri approvò il ddl proposto dall’allora Ministro all’agricoltura Mario Catania per fermare il consumo di suolo in Italia, senza arrivare all’approvazione della legge in Parlamento. Da allora le proposte di legge si sono moltiplicate, sono trascorse altre 2 legislature, ma una legge per proteggere il suolo non è mai uscita dalle secche della discussione parlamentare. Dal 1985 al 2003 in Italia, poi, sono stati approvati tre condoni edilizi nazionali che avrebbero dovuto sanare edifici realizzati spesso in aree a rischio idrogeologico, sismico, costruiti anche con lavoro nero e/o materiali di scarsa qualità, con molte domande ancora inevase dagli uffici tecnici comunali. Nel 2018 la storia si è ripetuta, e nel decreto Genova dell’allora Governo Conte 1, è stato inserito un condono per Ischia prevedendo la sanatoria delle costruzioni abusive, anche in aree a rischio idrogeologico, secondo i criteri più permissivi della sanatoria varata nel 1985 dal Governo Craxi.

Terzo impegno che Legambiente chiede al Governo Meloni è l’istituzione di una cabina di regia nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, sulla falsariga di quanto fatto con la struttura di missione Italia Sicura, cancellata inspiegabilmente dal governo Conte 1 poco dopo il suo insediamento. Serve mettere al centro della governance del territorio, oltre al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, anche le Autorità di distretto col compito di definire le priorità sul piano dei finanziamenti, indicando come spendere le risorse pubbliche per i vari interventi di mitigazione del rischio, facendole diventare un punto di riferimento per Comuni e Regioni non solo nella realizzazione degli interventi ma anche per il controllo e il governo territoriale.

 “L’Italia, uno dei Paesi più delicati dal punto di vista idrogeologico del mondo, è sempre più travolto da eventi estremi su un territorio martoriato dalla cementificazione legale e illegale e ha bisogno di interventi concreti – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –. Non può più continuare a rincorrere le emergenze senza una strategia di prevenzione e politiche innovative territoriali, perché altrimenti ogni tragedia rischia di essere sempre la penultima, come è stata quella delle Marche del settembre scorso. Abbiamo ascoltato le parole di sgomento dai rappresentanti dei diversi governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, ma alle parole di solidarietà spese sono seguite raramente azioni risolutive. Le nostre 3 proposte al governo Meloni, per adattarci alla crisi climatica e promuovere politiche di rigenerazione urbana e governo del territorio, vanno proprio in questa direzione. Invece di perdere tempo annunciando opere faraoniche e inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina, si lavori ad una grande opera pubblica che serve al Paese che si chiama ‘messa in sicurezza del territorio’, che passa anche da impegnativi interventi strutturali come le delocalizzazioni di edifici residenziali e produttivi realizzati nel passato in aree a rischio”.

“In Campania si deve essere chiari: sanatorie e condoni sono parole di condanne per chi vive in una regione dai piedi di argilla. – dichiara Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – Nella nostra regione, ancora una volta, l’emergenza coincide con il malgoverno del territorio, quello che continua a condonare invece che abbattere gli edifici abusivi. In Campania il cemento legale e illegale ha reso il territorio ancora più fragile e con tristezza e rabbia oggi ritorniamo al decreto Genova del 2018 quando si è deciso di ricostruire con procedure più permissive i tre comuni colpiti dal terremoto ischitano del 2017, Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno, dove il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di condono sono ad oggi circa 1000. La strada sbagliata in una regione dove su 6.966 ordinanze di demolizione ne sono state eseguite solo 1363, mentre solo il 19,6 % degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo è stato abbattuto.”

Intanto in Italia, come nel resto nel mondo, continuano ad intensificarsi gli eventi climatici estremi. Stando all’ultimo report CittàClima di Legambiente diffuso la scorsa settimana: in Italia nei primi dieci mesi del 2022, si tratta di dati parziali, si sono registrati 254 fenomeni meteorologici estremi, +27% rispetto all’interno anno precedente.  Inoltre negli ultimi 9 anni – stando ai dati disponibili da maggio 2013 a maggio 2022 e rielaborati dall’associazione ambientalista – l’Italia ha speso 13,3 miliardi di euro in fondi assegnati per le emergenze meteoclimatiche (tra gli importi segnalati dalle regioni per lo stato di emergenza e la ricognizione dei fabbisogni determinata dal commissario delegato). Si tratta di una media di 1,48 miliardi/anno per la gestione delle emergenze, in un rapporto di quasi 1 a 4 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni. Con le politiche di prevenzione si risparmierebbe il 75% delle risorse destinate a riparare i danni.

 

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