Editoriale

Quando dico basta, esci

Puoi passare una bella serata con una donna, andare al cinema poi un aperitivo, quindi a casa a sentire musica, scherzare, ridere, infine sdraiati appassionatamente a fare l’amore. Se poi però, all’improvviso, lei si ferma e ti chiede di uscire, tu fermi i giochi e con la massima grazia possibile ti sposti e aspetti. Nel caso, ti allontani, esci dalla stanza o da casa e magari provi a capire. Altrimenti, se non senti, non ascolti e insisti a muoverti tra le gambe immobili di una donna stai compiendo, sappilo, uno stupro. E’ quel accade quasi normalmente in molte case, tra lenzuola e divani di milioni di persone anche, cosiddette, perbene. L’amore con eventuale relativo orgasmo che dovrebbe rappresentare la massima espressione dell’essere umano diventa così dominio, prevaricazione, in pratica: violenza, culturalmente favorita – va detto – dal pensiero religioso.

Qualcosa può cambiare, forse, in Spagna dove il sesso senza consenso sarà considerato stupro. La Camera spagnola ha infatti approvato in via definitiva un disegno di legge che prevede che venga considerato uno stupro qualsiasi atto sessuale in cui una delle persone coinvolte non abbia dato il proprio consenso. Meglio sarebbe stato aggiungere per l’intero ciclo amoroso, ma ci si accontenta. Non sarà perlomeno più consentito giustificarsi: “Non lo fo per piacer mio, ma per dar dei figli a dio”

Proviamo comunque per comprendere meglio a riavvolgere un po’ il nastro. Quando nel 2016 a Pamplona, durante la festa di San Firmino, una ragazza di 18 anni veniva violentata da cinque uomini che si facevano chiamare “La Manada”, il branco di lupi, uno di loro filmava la scena. Il video servì poi a un giudice per stabilire per i 5 stupratori una pena di 9 anni di carcere, con l’accusa di abuso sessuale, e non di aggressione.

Nel video, infatti, la ragazza era immobile e con gli occhi chiusi. Questo bastò per stabilire che non c’era stata violenza, e quindi nessun stupro. È qui che in Spagna si cominciò a parlare di consenso, e la società civile portò avanti una battaglia durata sei anni e 49 giorni.

Dal 24 agosto, infatti, la legge “Solo il sì è un sì” è stata approvata. Non verranno più analizzate la risposta e la reazione della vittima davanti a un’aggressione, ma la sua volontà. Il sesso senza consenso è stupro, è così semplice come sembra. Eppure, la Spagna è solo il 13esimo Paese in Europa a considerarlo così.

La maggioranza dei Paesi europei ha una definizione legale di stupro basata sull’uso della forza, minaccia di uso della forza o coercizione, senza alcun riferimento al principio del consenso. Tra questi, c’è l’Italia, dove solo due mesi fa la Corte d’Appello di Torino ha assolto un ragazzo condannato in primo grado per violenza sessuale perché secondo i giudici, la ragazza, lasciando la porta del bagno di una discoteca socchiusa, lo aveva “invitato a osare”.

La responsabile, quindi, è la vittima. Un problema che in Italia continua a ripresentarsi ma che nessun partito politico sembra prendere in considerazione. Nei programmi elettorali si parla in modo generico di contrasto alla violenza di genere, ma mancano le proposte, mancano i dettagli e – non c’è bisogno di dirlo – non si parla di leggi sul consenso.

La Lega, poi, parla di un obiettivo “zero femminicidi” proponendo la “scorta alle donne vittime di stalking”. Ancora una volta, la politica non riesce a guardare in faccia il problema e priva le donne della loro libertà con la scusa di proteggerle, mentre lascia liberi i “branchi di lupi”.

Non va molto meglio alla sinistra confusa tra le nebbie ottocentesche dove affiorano lambrosiani fantasmi del pacifismo cattolico con la negazione della malattia mentale grazie al compagno Franco Basaglia che, magari non volendo (non era certamente un genio), ha distrutto la ricerca e la cura della malattia mentale.
Cosa c’entra la malattia mentale? Oserei dire tutto. E mi domanderei piuttosto cosa c’entra la passione sfrenata o, peggio, nei casi di femminicidio, la gelosia. Una sinistra senza teorie valide sulla realtà umana non può essere quindi, in alcun modo, progressista. E non può stare certo, conseguentemente, dalla parte delle donne.

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