Agricoltura

Primo insediamento: «Che fatica, ma ho vinto la scommessa»

Carla Di Michele, ventiquattro anni, imprenditrice agricola di prima generazione, è titolare dell’omonima azienda che si affaccia sul fiume Nora nel comune di Cepagatti, in provincia di Pescara. L’azienda, costituita nel 2017, si estende su una superficie di quattro ettari ed è a indirizzo ortofrutticolo con apicoltura quale attività secondaria. Presente anche un allevamento di cavalli di razza Sella Italiana. Di Michele ha recentemente realizzato un innovativo laboratorio di trasformazione per la produzione di passate, succhi di frutta, conserve e sottoli, e installato un impianto fotovoltaico sui tetti per la gestione dell’energia all’interno dell’azienda.

Agricoltrice di prima generazione. Una bella scommessa. Come inizia questo progetto di vita e lavoro?

Una scommessa oggi vinta. Non senza difficoltà. Ho sempre amato la natura. Sono cresciuta tra i campi. Realizzare la mia azienda agricola è sempre stato il mio sogno. Mi sono laureata nel 2019 in Tecnologie agrarie presso l’Alma Mater Studiorum a Bologna, successivamente mi sono iscritta alla magistrale in Scienze e tecnologie agrarie Cv. Medicina delle piante. Da poco ho superato l’esame di abilitazione per dottori agronomi. Studiare fuori mi ha dato maggiore convinzione nel voler realizzare un progetto di valorizzazione e innovazione nel mio territorio. Così, attraverso Coldiretti e con il supporto della mia famiglia, ho deciso di partecipare al Psr 2014-2020 della Regione Abruzzo e di tentare l’insediamento in agricoltura. Avevo 19 anni e la scelta non è stata semplice. All’interno del Psr abbiamo inserito il laboratorio di trasformazione e le attività di fattoria didattica.

A quali difficoltà si riferiva?

L’esperienza di primo insediamento è dura. La mole burocratica può scoraggiare. E l’accesso al credito per noi giovani è veramente complicato. Gli ostacoli da superare sono molti. Ci vuole passione e determinazione altrimenti molli prima. Anche riuscire a mantenere una sostenibilità economica per un’azienda giovane non è semplice. Per incrementare il mio reddito aziendale ho puntato su diversificazione e multifunzionalità.

Ci spieghi.

Ho intrapreso l’attività di fattoria didattica e sono direttamente coinvolta in percorsi formativi di educazione alimentare con le scuole elementari. La scelta di trasformare tutte le nostre produzioni e avviare la vendita diretta in azienda mi ha permesso di raccontare il valore aggiunto dei miei prodotti. Altrettanto vincente la scelta di puntare sul comparto apistico con l’obiettivo di coniugare agricoltura e apicoltura, lavorando per il recupero della razza Apis Mellifera Ligustica, tipica del nostro areale mediterraneo. Impollino il 70% delle mie colture. Produco miele di acacia e due tipi di miele millefiori, oltre a polline e cera. Nella gestione aziendale lasciamo i bordi dei nostri campi sempre inerbiti con flora spontanea in modo da garantire cibo alle nostre api, che negli ultimi anni per via della siccità scarseggia. La flora spontanea inoltre attrae molti insetti parassiti ed è quindi utile anche per la difesa delle colture. Già oggi siamo molto attenti alla sostenibilità, facciamo rotazioni colturali, lotta integrata, lavoriamo poco il terreno; il mio obiettivo è arrivare a fare un’agricoltura biologica certificata.

Investirà quindi sempre più su una produzione a basso impatto?

Sì. E a ciclo chiuso, puntando sull’autosufficienza. Avendo i cavalli vorrei adoperare il letame come ammendante per il terreno. E incrementare il riutilizzo dell’acqua. Oggi grazie a vasche di recupero idrico (vasche imhoff) riesco a recuperare parte dell’acqua di produzione per l’irrigazione delle colture.

Sono presenti tecnologie digitali in azienda?

Abbiamo un software gestionale dell’impianto fotovoltaico che ci permette di osservare la quantità di CO2 che viene risparmiata e utilizzata con l’impianto. Nel laboratorio di trasformazione abbiamo un pastorizzatore innovativo con una particolare sonda al cuore che ci consente di sapere qual è la temperatura esatta all’interno dei barattoli e non dell’acqua esterna. Questo ci permette di definire puntualmente i parametri di pastorizzazione. Al termine di questo ciclo viene apposto un certificato di pastorizzazione sul lotto prodotto. Un sistema che garantisce anche maggior sicurezza al consumatore.

In campo utilizziamo un clorofillometro per la concimazione mirata. Misuro il contenuto di clorofilla sulle colture e sulla base dei dati gestisco tempi, modi e quantità di concimazione.

Come vede la sua azienda nei prossimi anni? Quali progetti?

Nel futuro vedo la mia azienda come un punto di riferimento per l’innovazione territoriale. Vorrei incrementare le attività di ricerca e sperimentazione in campo che oggi faccio insieme all’università di Bologna. Inoltre vorrei ingrandire la superficie aziendale disponibile per la coltivazione. Infine, sempre nell’ottica del ciclo chiuso, investire sempre di più nella multifunzionalità e dare vita all’attività agrituristica, dove tutto quello che si produce all’interno dell’azienda viene consumato e messo a disposizione del pubblico. Sono convinta che la passione e la qualità siano il valore aggiunto di tutto il mio lavoro. Al di fuori delle attività strettamente aziendali, mi piacerebbe impegnarmi sulla realizzazione di progetti di rete con altre imprese, enti, del territorio per valorizzare tutte le ricchezze che la nostra terra ci offre.

A un giovane che vuole diventare imprenditore agricolo cosa consiglierebbe?

Sono la prima tifosa dei giovani che decidono di scommettere su questo settore. Quello che mi sento di dire è che ci vuole tanta volontà e determinazione perché è molto difficile riuscire ad avviare una attività e posizionare un prodotto sul mercato. Bisogna puntare su innovazione di prodotto e diversificazione per rispondere alle esigenze dei consumatori. I giovani hanno bisogno di un supporto economico serio, dilazionato nel tempo. E le aziende under che investono in multifunzionalità, qualità, dovrebbero essere valorizzate di più. Noi giovani chiediamo più attenzione, ascolto. Siamo un tassello importante del settore e del tessuto economico produttivo. L’agricoltura del futuro passa da noi. Alle aziende che vogliono scommettere in questo settore dico facciamo rete, anche per incrementare la redditività delle nostre produzioni.

Ha parlato di maggior ascolto. Una cosa che vorrebbe dire ai decisori politici?

Un caso pratico: nella vallata in cui si trova la mia azienda stanno valutando di realizzare un impianto fotovoltaico a terra. Io ho l’impianto sui tetti. Non sono contro le energie rinnovabili, anzi, questo è il momento di mettere in atto la transizione ecologica, ma non sottraendo suoli agricoli produttivi. Non si devono perdere risorse paesaggistiche e terreni fonte di cibo: primo bene primario da tutelare.

Laura Sagio (Edagricole)

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