Cultura

L’orto vuole l’uomo digitale

Carmelo Troccoli, Direttore della Fondazione Campagna Amica, non ha dubbi: la pandemia ha ridisegnato le modalità di interazione e comunicazione con il consumatore, creando nuovi spazi e un’attenzione altissima verso la qualità.

Dimmi quel che mangi e ti dirò chi sei”. Se questa frase dei primi dell’800 deve la sua paternità a Jean Anthelme Brillat-Savarin, gastronomo, politologo e antesignano del “km 0”, mai come oggi è stata tanto attuale.

I 2 anni di pandemia hanno, infatti, modificato fortemente l’approccio verso il cibo, dando vita a un nuovo consumatore, consapevole e più attento alla qualità e all’origine dei prodotti e a un nuovo modo di fare e comunicare l’agricoltura.

Ne è convinto Carmelo Troccoli, Direttore della Fondazione Campagna Amica, la più grande rete al mondo di agricoltori in vendita diretta sotto lo stesso marchio. Lo abbiamo incontrato per fare “quattro chiacchiere” sull’impatto dell’ultimo biennio nell’agricoltura, con particolare riferimento alle strategie adottate per la gestione della crisi, al rapporto tra produttore e consumatore e ai processi di comunicazione.

La pandemia – ci spiega Troccoli – ha vissuto diverse fasi. La prima, quella dei lockdown serrati del 2020, è stata caratterizzata dalla paura, dal disorientamento e dall’incapacità di gestire un fenomeno nuovo, con le preoccupazioni sull’approvvigionamento del cibo e sull’impatto che poteva avere sulla salute. In quel periodo, ci siamo concentrati su campagne di comunicazione con l’obiettivo principale di rassicurare i cittadini, creando in loro una maggiore ricerca del cibo sano, a km 0 e una voglia di conoscere da vicino chi produce gli alimenti che portiamo sulle nostre tavole. Abbiamo risposto all’impossibilità di uscire di casa con le consegne a domicilio prima e con l’acquisto online dopo: un cambiamento epocale per il nostro settore, a cui gli agricoltori di Campagna Amica hanno reagito organizzandosi come azienda agricola o come mercato, effettuando nel solo primo mese di pandemia 700mila consegne in tutta Italia, a conferma della straordinaria resilienza e capacità di risposta insita nel mondo dell’agricoltura e nelle aziende produttrici.

Con la riapertura dei mercati fisici, abbiamo assistito a un incremento notevole della presenza dei cittadini nei Farmer’s Market, fenomeno riscontrato non solo in Italia, ma anche in diversi paesi nel mondo, a conferma del fatto che la pandemia non ha intaccato la voglia di comunità delle persone e il desiderio profondo di avere luoghi di relazione e di incontro e che il canale digitale è importante e necessario, ma l’acquisto fisico resta fondamentale.

Da qui, l’idea di lanciare un progetto ibrido tra fisico e digitale per i nostri mercati. Non un e-commerce puro, ma un Farmer’s Market online: un sito web dove è possibile fare la spesa come in un mercato fisico di cui in qualche modo completa l’esperienza, dove si trovano i banchi di ogni singolo produttore e in cui il cibo da acquistare viene scelto direttamente dal banco di fiducia. L’e-commerce si basa sulla rapidità di acquisto e sulla velocità di ricezione del prodotto. Nei nostri Farmer’s Market online puntiamo sulla freschezza e sulla qualità. Fai un ordine e il prodotto ti arriva non appena raccolto, rimettendo al centro il rapporto umano rispetto al prodotto!

Tra mercati fisici e Farmer’s Market online, anche nell’agricoltura possiamo parlare di Phygital?

Sì, certamente. È uno sviluppo inevitabile che risponde a una richiesta del cittadino. Un esempio pratico è chi nei fine settimana fa la spesa in uno dei nostri mercati mentre durante la settimana, non potendoci tornare fisicamente, ordina online gli stessi prodotti dallo stesso banco. Questo per garantirsi quotidianamente un particolare tipo di cibo fresco che fino a qualche anno fa non era possibile avere tutti i giorni.

E il futuro?

Il futuro sta nello sviluppo delle attività che facciamo e i Farmer’s Market online sono il colonnato di una più ampia costruzione. Abbiamo anche lanciato il progetto di Farmer’s Market Indoor in tutte le province italiane. Non più solo mercati all’aperto in piazza, ma anche al chiuso. Questo ci consente di portare nuove attività all’interno dei mercati, creare eventi dove si incontrano più realtà: il cibo, la cucina, la cultura, l’arte.

In questo modo il cibo che arriva dalla campagna si unisce con le realtà tipiche della città. Luoghi multifunzionali, adatti anche alla formazione, alle attività sportive e ludiche. Uno sviluppo a 360° dei mercati, proprio come lo sviluppo che abbiamo visto in questi due anni sul processo di vendita.

Dal punto di vista della comunicazione, Campagna Amica come si sta organizzando e qual è la direzione che vuole prendere? C’è stato un cambiamento nei linguaggi e nelle modalità?

La nostra comunicazione è cambiata tantissimo. Prima era diretta soltanto alle aziende agricole, nei confronti delle quali utilizzavamo soprattutto materiali cartacei. Oggi, abbiamo un sito internet che parla ai cittadini, che rappresenta a tutto tondo il mondo di Campagna Amica: aziende agricole, mercati, agriturismi, agricoltura sociale, Farmer’s Market e prodotti della biodiversità.

Con i social, in particolare, vogliamo creare un rapporto diretto con i cittadini raggiungendoli in tutti i territori italiani, attraverso una comunicazione locale, dove ogni città racconta ed entra nel cuore delle attività territoriali.

Vogliamo parlare al cittadino della vita del cittadino, del singolo che si reca al mercato e sceglie i prodotti preferiti dall’agricoltore di fiducia per portarli poi a casa. La nostra è una comunicazione che intercetta i trend più interessanti per le famiglie, nostro primo target di riferimento. Da quest’anno, ci stiamo dedicando molto anche ai giovani e alle tematiche su cui sono più sensibili. Siamo diventati, per esempio, partner di ToGoodToGo, la prima realtà contro gli sprechi alimentari a livello mondiale, con dei risultati molto importanti. La direzione che stiamo prendendo è proprio quella di far entrare il più possibile i ragazzi nelle nostre attività, con particolare riferimento alla fascia 18-30 anni.

La lotta contro gli sprechi alimentari va di pari passo con l’approvvigionamento delle materie prime in generale e del cibo in particolare. Prima le lunghe file per fare la spesa durante i lockdown. Oggi l’incertezza della guerra. E un consumatore sempre più spaesato… Come pensate di gestire tutto questo?

La fiducia che si è creata nel cittadino nei confronti dei produttori della nostra filiera ha garantito una situazione non emergenziale. Siamo riusciti, attraverso l’impegno dei nostri agricoltori e attraverso una comunicazione trasparente, rassicurante ma sempre improntata alla realtà, a fidelizzare i cittadini facendogli toccare con mano la nostra presenza costante. C’è stato, ovviamente, qualche momento più difficile soprattutto nei primi mesi di pandemia. Ma il sistema agroalimentare italiano è riuscito, in questi anni, a dimostrare ai cittadini di essere una realtà forte, stabile e vigorosa dando sicurezza nella continuità della produzione.

Oggi, dobbiamo impegnarci tutti a fare in modo che l’approvvigionamento alimentare non comprometta mai i risultati che abbiamo raggiunto in termini di standard qualitativi elevati. Questa è la partita da giocare e da vincere.

Come valuti il pacchetto di misure dell’Unione Europea a sostegno degli approvvigionamenti e della sicurezza alimentare?

Quello che mi preoccupa oggi non è la reazione che l’Europa sta cercando di avere in termini di maggiore produzione, ma il fatto che l’attenzione debba rimanere altissima sugli standard qualitativi che in questi anni con fatica abbiamo raggiunto.

Il tema della sicurezza alimentare, soprattutto in tempo di guerra, non deve essere un pretesto per aprire a prodotti come il cibo sintetico prodotto in laboratorio e non più nelle aziende agricole. Se uno scenario di questo tipo diventasse irreversibile, a pagarne le conseguenze saremmo tutti noi.

Condividi