Editoriale

Chi ha paura delle sardine

Il fenomeno del momento, ca va sans dire, è il movimento autodefinitosi delle “Sardine”. Da quando hanno fatto il loro esordio a Bologna per iniziativa di quattro volonterosi studenti, si è scatenata la corse dei media al tentativo di profilazione del fenomeno. Partendo dall’assunto che sono elettori e in molti casi potenziali elettori (venendo dall’area dell’astensionismo) risultano delusi dai partiti di sinistra, ma non dalla sinistra nel suo complesso di cui condividono i valori: solidarietà, accoglienza, rispetto, diritti umani, nonviolenza, antifascismo come si legge nel decalogo del movimento. Il loro orizzonte ideale sembrerebbe andare da Liliana Segre a Greta Thunberg, con Matteo Salvini come una sorta di pungiball utile per ogni invettiva. Di fronte hanno un avversario che risulta talmente forte da aver fatto prima nascere un governo formatosi con l’intento dichiarato di contrastare una sua probabile/sicura elezione alla guida del Paese e poi favorire, con le sue iperboli estremistiche, un’opposizione a lui ostile, social e di piazza.

Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti, che in sei giorni hanno ideato due slogan “L’Emilia Romagna non abbocca”, e “Bologna non si Lega” che sono ben presto diventati virali a sostegno di un simbolo, “le sardine”, hanno fatto quello che solo il M5S in passato era riuscito a fare. L’immagine è suggestiva, le sardine rappresentano pesci piccoli e indifesi che insieme però si muovono compatti e fanno quindi “massa”. L’intento è quello di “dimostrare che i numeri contano più della prepotenza, che la testa viene prima della pancia e che le persone vengono prima degli account social avremo macchine fotografiche, videocamere, cervelli. Testimonieremo tutto. Nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto”.

La metafora ittica è, pertanto, sicuramente azzeccata. Le sardine sono animali gregari che fanno della compattezza del branco la loro forza. C’è anche da dire che sono gli animali alla base della catena alimentare preda prediletta dei pesci più grandi nonché di numerose specie di volatili, ma questo per ora almeno non li spaventa. La vita media di questi animali non va oltre i cinque anni. E continuando con le metafore possiamo dire che cinque anni dura una legislatura e tanto sono riusciti a durare i movimentisti pentastellati (dei quali, in qualche modo, le sardine sono epigoni) prima di implodere.

Ciò che distingue questi due movimenti, oltre ad una serie di valori di riferimento (un pur generico antifascismo da una parte, ed un altrettanto generico richiamo alla legalità dall’altra) è il loro linguaggio. A differenza di Grillo prima maniera questi ragazzi mantengono basso il tono dello scontro volendo evidenziare proprio nella diversità della comunicazione la loro distanza dalla bestia (intesa come gruppo di lavoro al servizio della comunicazione dell’ex ministro degli interni). La dove si inneggiava all’individualismo (uno vale uno), qui si fa riferimento all’aggregazione. Da una parte c’erano gli insulti a politici, “casta” e giornalisti (vaffaday) qui c’è, per lo meno nelle dichiarazioni, un ventaglio di valori positivi. Da una parte i “taxi del mare” dall’altra l’accoglienza. Se c’è un movimento che ha stanato e messo in evidenza la natura reazionaria del M5S (responsabile tra l’altro delle fortune politiche di Salvini) è proprio quello delle sardine.

Il movimento attuale si posiziona, pertanto, decisamente a sinistra per ora più nelle premesse che nella sostanza. Mancano (non potrebbe essere diversamente) riferimenti a temi sociali più pregnanti quali il lavoro, la formazione, il diritto alla salute ecc. Questo secondo ambito di competenze attiene all’articolazione più tipicamente politica che può ed in certi casi deve caratterizzare un movimento. E’ il sempre critico e temuto passaggio dalla protesta alla proposta.

A differenza del M5S il movimento delle sardine non è al momento politicamente autoreferenziale, non ha le caratteristiche genetiche per potersi costituire come corpo politico strutturato. Più facile fu per i grillini, movimento fortemente eterodiretto, articolarsi in soggetto politico e affrontare le elezioni. Per un movimento spontaneo, comunque eterogeneo, prima o poi si presenterà il problema della rappresentanza politica. Al momento, come è ovvio che sia, rifiutano qualsiasi endorsement da parte degli attuali partiti politici ma il 26 gennaio è alle porte, da qui a due mesi queste persone già in Emilia Romagna dovranno prendere posizione.

Dovessimo accreditare la vulgata neutralista (nessun partito) dovremmo credere ad un una massiccia astensione cosa che sicuramente non accadrà. A questo punto la domanda sorge spontanea e non è la prima volta che qualcuno la pone: per chi voteranno le sardine? Sempre per continuare nella metafora ittica, dovranno essere i partiti a proporre l’acqua giusta per farci nuotare questi ragazzi e queste ragazze (si sono visti anche parecchi capelli bianchi in piazza). Sarà compito della politica intercettare le istanze di questo movimento e proporre alternative valide all’attuale quadro politico. Cosa non facile vista la caratura degli attuali leader della sinistra.

 

 

 

 

 

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