Editoriale

La storia siamo noi

L’8 settembre 1943 l’Italia firma l’armistizio con gli alleati e compie il suo ennesimo tradimento lasciando soli i suoi alleati “nell’impari lotta contro la soverchiate forza avversaria”. Vero? Falso? Se lo vediamo dal punto di vista dei fedeli al regime fascista è vero, è stato un tradimento. Ma se rovesciamo il punto di vista e inforchiamo gli occhiali dell’opposizione al regime quello fu un cambio di strategia dovuto alle distruzioni, ai lutti, alle sofferenze inflitte ad un popolo da una regime dittatoriale impegnato in una guerra insensata. Il Patto di ferro (l’alleanza ROBERTO “sic” Roma Berlino Tokio) fu un impegno dell’Italia in quanto nazione, popolo, comunità o fu un atto imposto da una dittatura. Chi doveva rispondere di quell’impegno tanto storico quanto devastante per le sorti del mondo intero. La storia è piena di grandi e piccoli “tradimenti” ognuno con le sue conseguenze. Matteo Salvini si è presentato alle elezioni del 2018 in una alleanza di centro-desta con Forza Italia e Fratelli d’Italia poi fa un governo con gli odiati grillini. Adesso gli viene resa la pariglia con il M5S che si allea con il PD. In questo caso chi è il traditore e chi il tradito. E che dire del tradimento dei suoi stessi elettori da parte del M5S che fa due governi (2) con i due (2) nemici giurati? Ah, la storia…come diceva Stephen Hawking “Siamo noi a creare la storia con la nostra osservazione, e non la storia a creare noi.” E quindi dipende tutto dal proprio soggettivo punto di vista. Ma questo non è certo il più rigoroso dei metodi storici.

Viviamo un tempo segnato da diverse guerre. Guerre armate, altre non armate o, perlomeno, combattute con armi non convenzionali. Tutte però terribilmente pericolose e foriere di sofferenze e distruzioni. La più recente guerra commerciale scatenata da Trump contro la Cina ne è un esempio. Non dobbiamo sottovalutare questo tipo di conflitti anche perché, non raramente, sono anticipatrici di vere e proprie guerre militari. Tutte le guerre perseguono l’obiettivo di annientare i nemici, si tratti di nazioni, popoli o settori sociali. Opporsi alla guerra, a qualsiasi guerra unisce i popoli, ne traccia un sentiero comune. L’8 settembre 1943 non tutto il popolo seguì i partigiani sulle montagne e fu guerra civile, gli uni contro gli altri in una guerra fratricida. Difficile così pensare ad annientare il nemico, significherebbe rimanere per sempre menomati. La cosa più difficile in queste circostanze è proprio liberarsi dell’idea di annientare il nemico perché quella è la via della barbarie e una società che nascesse da questo atto infame avrebbe interiorizzato la stessa logica del nemico e ne rimarrebbe infettata per sempre. L’Italia e l’Europa uscirono da quel conflitto chiedendosi perdono e perdonandosi a vicenda. Mai più guerre si disse allora, costruire percorsi di pace al posto di sentimenti di odio reciproco. Mai più traditi e traditori, mai più la necessità di dividere un popolo in resistenti e sodali degli occupanti. Fu una sorta di miracolo in un continente da sempre teatro di tragedie che hanno portato via milioni di vite umane. Non ci faccia difetto la memoria, per una volta ha avuto ragione Sant’Agostino “Qualsiasi evento storico, per quanto nefasto possa essere, è sempre posto su di una via che porta al positivo, ha sempre un significato costruttivo.”

 

 

 

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