Diritti

Trasparenza, chi è pulito fa così

La campagna elettorale che ha portato alla composizione dell’attuale Parlamento e alla nascita del governo M5S/Lega è stata caratterizzata, tra l’altro, da un violento attacco alle ONG. Attacco che si sta reiterando nelle ultime settimane dell’attuale campagna per le elezioni europee.

In questo tritacarne politico e mediatico ci è entrato tutto il mondo dell’associazionismo, non solo le ONG anche queste sono state particolarmente colpite perché associate sia al supposto e mai dimostrato “traffico di esseri umani” (esiste ma fino alle sponde del Nord Africa) sia alla altrettanto supposta speculazione sui migranti.

Il mondo del volontariato è composto, come tutti i settori della vita sociale e politica, di un gran numero di organizzazioni e persone dedite ad atti di solidarietà genuinamente volontaristiche con l’inevitabile presenza di organizzazioni che sfruttano l’altruismo e la volontà di partecipazione di tante persone per effettuare anche, se non esclusivamente, operazioni speculative e truffaldine.

L’inchiesta “Roma capitale” è un esempio tra i più eclatanti di questo genere di attività. E’ inevitabile che l’immagine dell’intero settore venga a soffrirne nel momento in cui questi episodi sono sfruttati mediaticamente a favore di posizioni politiche che vogliono negare il valore stesso della solidarietà e della responsabilità sociale che sono alla base di tutte le attività no profit.

Bersaglio di questo attacco è, fra le tante, Emergency. ONG nata nel 1994 per iniziativa di una piccolo gruppo iniziale di persone tra cui il dott. Gino Strada che ne è la figura di riferimento.

Emergency è un’organizzazione che si occupa di portare aiuti alle vittime civili della guerra e della povertà. E’ presente in Afghanistan, Iraq, Sudan, Repubblica Centro Africana, Sierra Leone e in Italia.

L’attivismo del suo fondatore e l’organizzazione sul territorio dei suoi volontari dediti ad attività di diffusione di una cultura di pace fanno di Emergency un’organizzazione paradigmatica di quello che è il mondo del volontariato oggi, sotto attacco ma con una forte propensione a voler rimanere ferma nei propri principi. Questa organizzazione si pone al centro del dibattito. Sulla problematica della trasparenza delle ONG e sulla loro organizzazione abbiamo voluto sentire il parere del dott. Pietro Protasi segretario del Consiglio direttivo di Emergency.

Ci può spiegare le ragioni per le quali Emergency si è strutturata con una assemblea dei soci oltre a Consiglio direttivo e Comitato esecutivo?

L’assemblea dei soci è un organo obbligatorio previsto sia dalla normativa precedente che dalla recente riforma del terzo settore. Il Consiglio Direttivo è l’organo, eletto dall’assemblea dei soci, deputato alla definizione delle strategie e alla gestione dell’associazione. Il Comitato Esecutivo, attualmente, è un organo facoltativo che emana dal Consiglio Direttivo e dal quale dipende l’esistenza, nel senso che appunto non è obbligatorio che ci sia. Oggi in Emergency è formato da sette membri e si occupa della gestione ordinaria dell’organizzazione. Ci sono quindi ragioni sul tipo di organizzazione che Emergency ad oggi si è data che fanno riferimento alle disposizioni legislative, ma anche da scelte che derivano dalla storia dell’associazione e dalla sua composizione attuale. Ciò è dimostrato dal fatto che, ad esempio, il Comitato Esecutivo è stato istituito la prima volta quando si è allargata la presenza nel Consiglio Direttivo a tutte le componenti dell’associazione.

I bilanci delle ONG sono pubblici ma quali sono gli elementi più importanti da verificare per interpretarne correttamente la gestione?

Intanto è importante sapere che prima della riforma del terzo settore non tutti i bilanci delle ONG erano pubblici, mentre Emergency ha sempre pubblicato i suoi. Per interpretare correttamente la gestione di Emergency dal bilancio credo sia importante il punto di vista che si sceglie perché la gestione di un’organizzazione complessa come la nostra può essere letta e valutata secondo parametri molto diversi fra loro. Ad esempio un indicatore significativo è la percentuale dei fondi raccolti che viene utilizzata direttamente nei progetti, un altro sempre in questo ambito è il costo di gestione della struttura che fa funzionare l’intera organizzazione. Ma allo stesso modo possono essere importanti le valutazioni sullo stato patrimoniale, la situazione finanziaria, l’eventuale indebitamento, gli accantonamenti, ecc. Penso quindi che l’idea che ci si può fare di un’associazione attraverso il bilancio non possa che derivare da una lettura approfondita dell’insieme delle variabili in gioco, sempre che queste siano intellegibili nel documento di bilancio.

Quali sono, secondo lei, i parametri per orientare il giudizio di chi volesse finanziare economicamente una ONG?

La prima cosa è cercare di conoscere il più possibile cosa fa Emergency e come funziona: sembra una banalità ma non lo è assolutamente. I modus agendi delle associazioni umanitarie sono profondamente diversi fra e, senza voler esprimere giudizi di valore, credo sia fondamentale non limitarsi a seguire gli slogan e le pubblicità ma è importante avere cognizione di quello che concretamente un’organizzazione fa e come incide la sua presenza nei luoghi dove interviene. Da questo punto di vista la nostra scelta di parlare sempre alla testa, e non alla pancia, dei potenziali donatori sarà magari un limite dal punto di vista economico, ma è un elemento di valore molto importante da non dimenticare. E’ importante capire che quello che fa Emergency non è beneficenza, ma è un contributo all’accesso al diritto fondamentale della cura a chi questo diritto non è garantito.

Da queste risposte si evince che vi è oggi più che mai la possibilità di valutare il lavoro delle ONG, di esaminarne i bilanci e di farsi una idea della qualità e della validità del loro lavoro. Vero è che se si vuole speculare su ciò che di marcio esiste, anche nel Terzo settore, per scopi politici ciò è sempre possibile. La speranza è che la politica riprenda la strada della proposta e non della propaganda, che si indichino soluzione ai problemi invece di attaccare chi questi stessi problemi lavora per risolverli. In Italia le elezioni sono sempre all’orizzonte ma ora con le due più importati ormai archiviate o in fase di archiviazione si spera di tornare alla civile dialettica politica.

Condividi