Editoriale

Figli per amore? Proibito

Il recente Convegno sulla famiglia di Verona si è portato dietro una polemica neanche tanto velata tra il premier Conte, i due vice Salvini e Di Maio e il ministro Fontana sul tema delle adozioni internazionali. A trascinare nella polemica l’intero gruppo dirigente dell’attuale maggioranza è stato l’intervento di Marco Griffini, presidente di AiBi (Amici dei Bambini), un’organizzazione che si occupa di adozioni internazionali.

Il ridicolo rimpallo di responsabilità circa il rilancio delle attività della Commissione adozioni internazionali da tempo paralizzata da veti incrociati che ha portato alla remissione delle deleghe da parte del ministro Fontana ha animato, se ce ne fosse stato bisogno, ancor di più il già incandescente clima attorno al convegno.

L’Italia è il primo Paese in Europa e il secondo nel mondo dopo gli Stati Uniti per numero di bambini adottati. È quanto emerge dal rapporto della Commissione Adozioni Internazionali “Dati e prospettive nelle adozioni internazionali”. Tuttavia dai dati emerge una riduzione progressiva del 73,5 per cento in dieci anni.

Se le adozioni internazionali stanno diminuendo il motivo è soprattutto politico e culturale. Recenti scandali seguiti da processi andati in giudicato come quello a carico della fantomatica associazione Airone di Savona che ha truffato decine di famiglie con promesse di facilitare le pratiche di assegnazione dei bambini hanno aperto uno squarcio sul variegato mondo delle organizzazioni che si occupano dell’argomento.

Per quanto riguarda l’origine geografica dei bambini accolti in Italia, la maggior parte arriva dall’Europa (Russia, la Polonia e la Bulgaria). Seguono subito dopo l’Asia (Cina, India e Vietnam), le Americhe (Colombia, Cile e Brasile) e l’Africa (Etiopia, Congo e Burkina).

La normativa italiana prevede l’adozione da parte di coppie sposate. C’è anche la possibilità di deroga a questa normativa ma solo per casi eccezionali. Il motivo per il quale Marco Griffini è stato relatore al Convegno di Verona, è stata la presentazione da parte di Ai.Bi. di un decalogo, la Carta dei diritti degli OFC (Out of Family Children) composta da 8 punti il primo del quale è il “diritto di essere accolto in una famiglia costituita da un padre e da una madre”.

Il link con il convegno sulla famiglia di Verona sta proprio qui, riconoscere la caratteristica di famiglia (anche nel caso delle adozioni) solo a coppie eterosessuali sposate. Non a caso le suore di Madre Teresa in India, hanno rinunciato volontariamente allo status giuridico che permette loro di gestire centri di adozione.

Gli orfanotrofi fino ad ora gestiti dalle suore saranno quindi chiusi e i bambini trasferiti ad altri istituti. La ragione? Etica. Le suore infatti non ritengono moralmente accettabile che possano adottare anche single o persone divorziate. Il dibattito intorno alle adozioni internazionali è estremamente articolato. Sono infiniti gli aspetti etici e normativi che sono messi in discussione da più parte.

Basti pensare alla decisione dell’Etiopia di negare l’adottabilità dei loro bambini da parte di cittadini stranieri. il Parlamento ha varato una nuova legge che vieta tassativamente tutte le adozioni internazionali di bambini etiopici. Gli stranieri non potranno più essere i genitori adottivi di un bimbo nato nella nostra ex colonia. D’ora in poi tutti gli orfani e/o minori vulnerabili dovranno ricevere sostegno e protezione nelle strutture presenti nel Paese, per evitare che si abusi dei piccoli all’estero. Si fa riferimento alla morte di una tredicenne di origini etiopiche negli Stati Uniti d’America.

Hana che era costretta a vivere in uno sgabuzzino e privata di cibo anche per giorni e giorni. La bimba e i suoi fratelli venivano educati secondo un manuale basato su una disciplina religiosa che consigliava punizioni bibliche per far crescere meglio i figli) e stabilisce che gli orfani devono crescere nella loro terra di origine, per apprezzare la sua cultura e le sue tradizioni. Questo è un principio che sta crescendo nella consapevolezza di quanti operano specialmente in Africa.

Togliere bambini dal loro ambiente di nascita è un elemento di critica che viene sempre più spesso mosso all’istituto stesso delle adozioni internazionali. Sono sempre di più le organizzazioni che preferiscono orientarsi verso l’adozione a distanza proprio per superare queste obiezioni.

Alla luce di questi argomenti di analisi (adottabilità per coppie omosessuali o da parte di single) e la stessa validità dell’istituto stesso delle adozioni internazionali appare stucchevole la polemica politica emersa a Verona segno del basso livello culturale dei soggetti in questione.

 

 

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