Cultura

Agrumi, quando i porti erano aperti

limoni, così come in generale gli agrumi, sono uno dei simboli della sicilianità nel mondo. Ma come sono arrivati in Sicilia? In realtà, regna grande incertezza sulle precise origini del limone, anche se molte testimonianze lo descrivono come originario dell’Asia Orientale (territori di Cina, India, Birmania).

Furono gli antichi romani a diffonderlo in Italia prima e nel resto del mondo poi. Durante gli scavi archeologici nella valle dell’Indo è stato ritrovato un pendente a forma di limone: una testimonianza della presenza del limone nella stessa area di ricerca, databile al 2500 a.C.

Durante le tante esplorazioni verso l’India, nel I secolo d.C., i romani avrebbero scoperto i limoni. L’ipotesi è supportata dalle raffigurazioni di tali frutti in alcuni mosaici a Cartagine e affreschi a Pompei; tuttavia, secondo altri studiosi, è possibile che gli autori di quelle opere avessero importato gli agrumi o li avessero visti nei loro paesi di origine. Non ci sono infatti prove in ambito paleobotanico o letterario che avvalorino tale ipotesi.

La caduta dell’Impero Romano segna la scomparsa della coltivazione del limone, che riemerge grazie alle espansioni degli Arabi verso Oriente e quindi segue il percorso di questo popolo verso i paesi del Mediterraneo. La pubblicazione del Trattato sul limone avvenne ad opera di un medico arabo, che, oltre ad illustrare le qualità organolettiche, ha avuto il merito di esaltarne per primo le proprietà medicamentose.

Il periodo storico che fa riferimento alle Crociate ha determinato nuovo fervore di scambi commerciali tra Oriente ed Occidente ed anche la definitiva consacrazione della rilevanza della coltivazione dei limoni. In Europa la prima coltivazione di limoni è stata avviata in Sicilia, dopo il X secolo e più tardi a Genova (a metà del XV secolo). I limoni compaiono nelle Azzorre nello stesso periodo, nel 1493, ad opera Cristoforo Colombo, che li portò fino all’isola di Hispaniola.

Durante il Rinascimento il limone, oltre ad essere esaltato per le sue proprietà salutari e culinarie, cominciò ad essere utilizzato anche come pianta ornamentale nelle numerose ville gentilizie del tempo, superando, a volte, le intemperie dei climi pesanti attraverso le cosi dette limoniere che servivano a ripararle dalle avversità climatiche della zona non sempre adatta. Nello stesso periodo si diede pure sviluppo all’industria delle essenze, assieme alle arance e agli altri agrumi.

Nel 1646 venne pubblicata da parte del gesuita Baptista Ferrarius un’interessante opera sugli agrumi, di cui gran parte dedicata al limone, in cui si decantava l’importanza, sotto l’aspetto economico, per le aziende che ne curavano la coltura, la lavorazione e l’esportazione.

Così, decennio dopo decennio, arriviamo ai giorni nostri.

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