Mondo

Sinistra, non Podemos

Il governo Sanchez è uno dei pochi presidi anti nazionalisti e socialisti in Europa. L’asse PSOE-Podemos rappresenta una diga al dilagare di forze reazionarie che in molti paesi europei stanno cambiando non solo la situazione politica ma la prospettiva stessa del progetto europeista. Il voto contrario dei separatisti catalani alla legge finanziaria presentata alle Cortes la scorsa settimana ha portato alla crisi di governo e alla decisione di indire nuove elezioni. Tutti i sondaggi danno concordemente vincenti i partiti di destra con l’aggiunta dei franchisti di VOX che entrerebbero per la prima volta in parlamento. Questo capolavoro di miopia politica dei catalani che preferiscono vedersela con i franchisti piuttosto che con Sanchez sulla questione dell’autonomia catalana mi ha fatto sorgere il dubbio che ci fossero anche motivazioni di merito nei confronti della legge in discussione. Mi sono, pertanto, andato a leggere cosa prevedeva la finanziaria spagnola. Intanto tutti i commentatori iberici la definiscono la “Manovra più a sinistra della storia” e leggendo i provvedimenti presi è innegabile la svolta di Madrid.

Via libera a una patrimoniale pari all’1% sui redditi superiori ai 10 milioni, all’aumento dell’Irpef fino al 47% per i redditi sopra i 130.000 euro e al 49% per quelli oltre i 300.000 euro. Inoltre sarebbe stata introdotta una tassazione dello 0,2% sulle transazioni finanziarie per le imprese sopra il miliardo di capitale. Più tasse per i ricchi, quindi, e aumento del salario minimo garantito che sarebbe passato da 735,90 euro a 900 euro.

Per quanto riguarda le pensioni avrebbero introdotto una sorta di scala mobile con gli assegni che sarebbero stati adeguati all’inflazione reale. Altri provvedimenti previsti riguardavano il diritto allo studio con la riduzione delle tasse universitarie e 50 milioni di euro stanziati per garantire il materiale scolastico alle famiglie in difficoltà. Previsto inoltre un aumento dei fondi per la ricerca e via libera a incentivi per l’acquisto delle auto elettriche.

Tra le altre misure decise spicca poi quella che avrebbe concesso ai sindaci la possibilità di calmierare gli affitti delle case in caso di bolle speculative e l’equiparazione dei permessi di paternità a quelli di maternità. Per realizzare questa Manovra il governo Sanchez aveva deciso anch’esso di alzare l’asticella del deficit: invece che l’1,3% concordato sarebbe salito all’1,8%. Anche in questo caso, come per l’Italia si sarebbe dovuto attendere il parere della Commissione Europea.

Ora è del tutto evidente che si sarebbe trattato non solo di una svolta epocale per la Spagna ma anche di un segnale molto forte lanciato sul panorama politico europeo. Si è parlato di un “sovranismo di sinistra” di cui sarebbero portatori anche esponenti della sinistra italiana.

I nazionalisti catalani hanno al loro interno una forte componente di sinistra che però non ha impedito ai loro deputati alle Cortes di sacrificare la manovra economica più a sinistra della storia della Spagna sull’altare di uno scontro frontale con lo Stato centrale.

Credevamo, noi italiani, di essere gli esclusivi portatori della più pura disciplina autodistruttiva delle sinistre ma c’è da ricredersi. Quello del tafazzismo sembra essere lo sport più praticato dai politici di sinistra anche fuori dai nostri confini nazionali.

L’economia e la società europea hanno bisogno di una svolta epocale che metta all’angolo le politiche liberiste che hanno portato le varie società nazionali ad una condizione di impoverimento, di sperequazione tra diverse classi sociali e di instabilità nelle relazioni tra mondo del lavoro e categorie imprenditoriali come non se ne sono mai viste nella storia continentale.

La propaganda nazionalista delle destre propone all’elettorato di distrarre l’attenzione verso nemici immaginari come i migranti e smantella, contemporaneamente, quel residuo di stato sociale e welfare che ancora resiste sostituendolo con proposte assistenzialistiche e miopi. Aver negato al governo Sanchez la possibilità di attuare politiche economiche opposte a quelle liberiste sarà un danno non solo per la Spagna ma anche per il resto dell’Europa.

Verrebbe da lanciare un avvertimento a tutte le componenti della sinistra continentale affinché ciò non accada più ma sarebbe l’ennesimo inascoltato grido d’allarme lanciato alle orecchie di chi ormai non sa più ascoltare. Un ulteriore risultato di questo capolavoro politico è che questa sarebbe stata una grande occasione per dimostrare quanto sbagliata sia la vulgata secondo cui non ci sono più differenze tra destra e sinistra.

Basta paragonare la nostra legge di bilancio con il “proyecto de ley de lospresupuestos generales de 2019” presentato da Sanchez per rendersi conto della distanza siderale che divide le due leggi finanziarie. Ma tutto questo resterà sulla carta, prima viene l’interesse miope del nazionalismo catalano. Gli auguro proprio di doversela vedere con un ministro degli interni franchista di VOX nel prossimo governo, sarebbe la loro giusta punizione.

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