Editoriale

DiversaMenteMare

Per scrivere un articolo sulla situazione dei migranti a sud di Roma, in provincia di Latina, ho contattato Lavinia Bianchi, operatrice impegnata nella gestione di una casa famiglia della cooperativa La Pergola. Quando ho cominciato a chiederle informazioni sui loro vari progetti, Lavinia mi ricorda il nostro (mio suo e di altri) lavoro con i ragazzi di ArteMigrante e mi dice “perché non pubblichi quello che scrivemmo a suo tempo su questa esperienza?” In effetti se c’è un argomento di assoluta attualità in questi giorni è proprio quello della navigazione, del diritto dei naufraghi di essere soccorsi, delle attività di ONG impegnate nel pattugliamento del Sud Mediterraneo ecc.

Noi abbiamo fatto con questa iniziativa una operazione al contrario. Abbiamo voluto dare una seconda opportunità a ragazzi che avevano subito il trauma del mare vissuto come fuga e come pericolo, come speranza ma anche come condanna.

L’opportunità di riappropriarsi del mare come luogo di piacere, di svago, di sport in una parola di vita e non di sofferenza e morte come è stato per loro e per le centinaio di migliaia di persone prima e dopo di loro. Per me che ho messo a disposizione la mia esperienza di marinaio ma, più ancora, la mia voglia di fare dell’andar per mare una metafora della vita ho trovato questa esperienza una delle più importanti, emotive, formative della mia ormai lunga “carriera” di velista. E così raccolgo il suggerimento di Lavinia e rilancio il resoconto di questa iniziativa presa tra gli operatori della cooperativa La Pergola e l’ASD Veleggiando. Il testo è della stessa Lavinia Bianchi.

Vi raccontiamo una storia fatta di immagini estetiche ed etiche.

A Natale 2017 il gruppo di teatro-musicale ArteMigrante, composto da giovani migranti accolti nel centro “La Pergola”, si esibisce nella cena di beneficienza organizzata da Emergency.

Conosciamo Roberto e sua moglie. Seduti allo stesso tavolo, iniziamo a parlare … poi le danze, le canzoni, le percussioni scalmanate, le nostre performance di teatro sociale.

Pochi giorno dopo Roberto chiama e dice “io sono uno skipper, voglio portarvi in barca a vela, fare qualcosa di buono per me e per voi”. Roberto al tempo era coordinatore dei progetti scolastici per Emergency, e navigante esperto.

Nasce il progetto DiversaMenteMare.

Ci vuole coraggio, un pizzico di presunzione e forse incoscienza (forse) a portare in barca ragazzi come loro (e-o come noi) che hanno attraversato il Mediterraneo rischiando di morire.

Dopo la traversata per arrivare in Italia, tornano a navigare, stavolta su Alisea un’imbarcazione a vela di 14 metri e con l’obiettivo, spaesante quanto basta, di ricomporre una ferita, di sanare … almeno un po’ una cicatrice identitaria.

Il progetto è realizzato in collaborazione con Veleggiando ASD (Associazione Sportiva Dilettantistica) costituita con lo scopo di divulgare e promuovere lo sport della vela, la conoscenza dell’ambiente marino con particolare attenzione al rispetto della natura, la collaborazione con organizzazioni umanitarie per l’organizzazione di eventi a loro favore, la partecipazione a regate veliche e ad altre manifestazioni sportive e ricreative nel territorio. Facciamo navigare i ragazzi con Alisea, trasformandoli in ‘equipaggio’ con lo scopo, tra gli altri, di ricreare in loro condizioni di tranquillità e sicurezza nel rapporto con l’ambiente marino così da superare gli inevitabili traumi subiti durante la loro esperienza di migranti.

Nell’equipaggio c’è A., racconta che durante il viaggio, a bordo della seconda barca, la paura di non farcela era cosi grande che tutti i presenti compreso l’equipaggio hanno fatto una “preghiera postuma” la morte in anticipo, proprio per paura che se fosse successo il peggio non ci sarebbe stato nessuno a pregare per loro.

Il progetto è curato da Lavinia Bianchi (Coordinatrice, autrice di teatro sociale), Christian Mastrillo (Educatore, attore), Francesco Russo (Assistente sociale, percussionista), Carlos Joel Rodriguez (Mediatore, operatore). Il progetto è stato documentato con le foto di Marcello Scopelliti.

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