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Usa, impazza la corsa allo straniero

La detenzione degli immigrati è la gallina dalle uova d’oro per la lobby delle carceri private Usa. Un business che non conosce crisi e che con l’avvento di Trump ha incrementato i suoi profitti. Un recente report del Migration Policy Institute stima, infatti, in oltre 4 miliardi di dollari i guadagni nel solo 2017 per i due giganti delle prigioni private, GEO Group e CoreCivic.

Nel Paese a Stelle e Strisce la detenzione per i clandestini è prassigià dagli anni ’80. Ma il vero giro di vite si è registrato dopo l’attentato al World Trade Center del 1993. E con la riforma Clinton del 1996 che rendeva obbligatoria la cattura e la reclusione degli stranieri senza permesso di soggiorno. Dopo l’11 settembre 2001, l’amministrazione Bush ha imposto tolleranza zero riempiendo così le celle federali. Dal 2009, presidenza Obama, il Congresso ha ordinato al Dipartimento per la Sicurezza nazionale di tenerne sotto chiave non meno di 34 mila l’anno. Target raggiunto grazie all’inasprimento della caccia agli irregolari. Se si sommano anche gli arresti effettuati dai Dipartimenti federali con quelli dei singoli Stati, la popolazione carceraria di immigrati è stata ogni anno di circa 400 mila. Il che significa che dal 2003 ad oggi sono stati non meno di 2,5 milioni gli stranieri senza documenti in regola passati per i penitenziari americani.

Numeri appetitosi per l’industria privata, il cui business è schizzato in alto a partire dagli anni ’80 e ’90 del ‘900. Creando così un complesso industriale che tiene insieme interessi politici, burocratici ed economici e che favorisce il costante lievitare delle spese. Nel 2015 il 62% degli immigrati in cella era gestito da privati al “modico” prezzo giornaliero di 126 dollari a testa. Tra il 2007 e il 2014, i ricavi di CoreCivic e GEO Group sono più che raddoppiati, così come le loro donazioni ai partiti. Ma per gli interessi di questa industria il vero affare sono state le presidenziali 2016. Quando scommettendo su Trump ha fatto bingo. (west-info.eu)

Grazia De Vincenzis

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