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Spagna, metti in campo la schiavitù

La stampa nazionale e quella estera hanno sempre dedicato molta attenzione alla vergognosa questione dello sfruttamento dei braccianti – per la maggior parte immigrati – nelle campagne italiane, indagando sulle terribili condizioni di lavoro, i bassissimi salari e i ricatti dei caporali. Questa volta tuttavia a finire nell’occhio del ciclone è la Spagna, o più precisamente la regione di Almeria, al centro di un’inchiesta della televisione tedesca ‘Srf Kassensturz’, che ha portato alla luce inquietanti storie di abusi e degrado all’ombra dell’immensa distesa di serre di cetrioli, peperoni e pomodori.

Simbolo di questa triste pagina della filiera ortofrutticola spagnola è Abdu Rajaman Diop, arrivato dieci anni fa dal Senegal come rifugiato e ad oggi senza documenti, senza un contratto di lavoro e senza regolari sussidi sociali. Come Abdu, molti altri lavoratori sono costretti a sottostare alle stesse condizioni. Nonostante il comparto abbia concordato un salario minimo giornaliero di 46 euro, il guadagno medio dei lavoratori nelle serre di Almeria è tra 32 e 38 euro al giorno, come denuncia José Garcia Cueva del sindacato locale SOC.

La televisione tedesca ha dunque sottoposto la questione ai buyer svizzeri di Migros, Coop e Lidl, che si approvvigionano proprio da alcune delle cooperative messe sotto inchiesta. I retailer si sono detti sconvolti per le condizioni inaccettabili di lavoro – come il mancato rispetto dei salari minimi o l’impossibilità dei braccianti di avere accesso alle strutture sanitarie – e hanno fatto sapere che, poiché già in passato erano emerse situazioni simili, era stata fatta richiesta ufficiale agli operatori iberici di rispettare gli standard sociali minimi e certificarne l’osservanza.

Fonte: Chiara Brandi (Corriere Ortofutticolo)

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