Editoriale

Quanto costa avvelenarci

Esiste il Grande Fratello? Se sì controlla e gestisce tutto il sistema alimentare. Avete idea ad esempio di quanto costa un kit di gelato finto alla fragola che i gelatai acquistano, convinti di guadagnarci, da uno delle tante multinazionali che di questo speculano e vivono. All’incirca otto euro. Quanto costa un chilo di fragole? Al massimo tre euro. Quanto fragole c’è in quel secchio che ragazzine malpagate scaricano inconsapevolmente nelle vaschette colorate che fanno gola ai nostri bambini? Zero. Quanti veleni cangerogeni? Non si contano. Quanto costerebbe un gelato con 100 per 100 di frutta biologica realizzato con azoto naturale estraendo anche essenze importanti? Quanto un chilo di fragole.

Ecco, tutto qui il no sense del nostro sistema alimentare che si nutre di perversioni diciamo capitalistiche che non hanno più ragione di esistere. Una filiera di servizi assurdi che alzano a dismisura i costi depauperando altrettanto la materia prima che altrimenti sarebbe inconsurabbilmente più sana ed economica.

Tutto ciò potete esportarlo e declinarlo per qualsiasi altro aspetto della nostra vita che si paga.

Poco importa se l’essere umano non si realizza solo attraverso la soddisfazione di bisogni materiali e di ingegnerie utili a illuderci di far quattrini per renderci felici.

La vita è un’altra. L’alimentazione per gli umani è altro che attiene quantomeno alla salute e possibilmente alla socialità. A prescindere dalle comunità di riferimento: famiglia, circolo, tavola calda, ospedale ecc…

Ma di perverso non c’è solo il sistema industriale con tutte le sue folli articolazioni della distribuzione. C’è anche un modello apparentemente alternativo fatto di belle parole: biologico, chilometro zero, senza olio di palma, mercato contadino, produzione propria, naturale, etico, con aloe vera ecc… : parole senza senso il più delle volte.

Una mela ammaccata, una noce vecchia o un uovo sporco di merda non può costare tre o quattro volte il suo valore solo perché si è bravi a comunicare o perché si paga un certificato qualsiasi da uno dei tanti enti certificatori.

Da vecchio cronista non ho peso il vizio di fare verifiche. Sono entrato quindi in un dei più blasonati negozi che offrono biologico a prezzi da boutique a via del Corso a Roma.

A loro ho offerto alcuni dei miei prodotti certificati bio, senza neanche specificare l’Ente.

La loro risposta: no problem, questo è il prezzo che offriamo purché “ci porti un pezzo di carta che ci copre il culo”.

Tutto ciò per dire: difendiamoci insieme perché l’informazione non basta. Dobbiamo destabilizzare tutto questo architrave fatto di porcherie e costruire un modello nuovo per stare bene. Tutti insieme, consapevolmente.

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