Editoriale

Diamo un volto nuovo al vecchio continente

Il 25 marzo prossimo ricorrerà il 60° anniversario dei Trattati di Roma. Il Trattato fu la conclusione di un processo di integrazione che trovò una prima realizzazione nella CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), sottoscritto a Parigi il 18 aprile 1951 da Francia, Germania, Italia e dai paesi del Benelux i quali rinunciarono a parte della propria sovranità a favore della Comunità, nel settore strategico della produzione del carbone e dell’acciaio. Non è un caso che si cominciò da questo settore così importante anche per l’industria bellica. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, l’esigenza di un processo di integrazione europea fu sentita per prevenire nuovi conflitti in Europa, in particolare riavvicinando Francia e Germania, i maggiori antagonisti continentali delle due guerre mondiali.

Un decisivo impulso all’integrazione europea e al relativo Trattato di Roma fu dato dalla Conferenza di Messina del giugno 1955. In quella occasione i ministri degli esteri dei sei Stati che avrebbero costituito il nucleo iniziale della Comunità Economica Europea rilanciarono il progetto di cooperazione, ponendo l’accento principalmente su liberalizzazione del mercato e politiche comuni, con particolare attenzione ai trasporti e all’energia nucleare.

Tra le tante cose che si possono dire su questo trattato e sulla futura costituzione della Comunità Europea come adesso la conosciamo vi è la considerazione sull’impatto che questa ha avuto sulla pace in Europa. Comunque la si voglia vedere, nella storia di questo continente non si erano mia visti 70 anni senza conflitti tra gli Stati che ne fanno parte. Questo non è un risultato casuale, ma ne è l’essenza. Non a caso uno dei passaggi più importanti riguarda proprio il superamento delle devastanti rivalità tra gli Stati che hanno prodotto le tragedie della prima metà del 20° secolo.

“SUA MAESTÀ IL RE DEI BELGI, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FRANCESE, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, SUA ALTEZZA REALE LA GRANDUCHESSA DEL LUSSEMBURGO, SUA MAESTÀ LA REGINA DEI PAESI BASSI” (…) “risoluti a rafforzare, mediante la costituzione di questo complesso di risone, le difese della pace e della libertà e facendo appello agli altri popoli d’Europa, animati dallo stesso ideale, perché si associno al loro sforzo.”

E’ un progetto di grande ambizione che in questo momento viene messo in discussione anche per la pessima gestione dell’impalcatura istituzionale da parte delle classi politiche che si sono succedute da allora. E d’altra parte basta vedere chi erano i firmatari del trattato, chi gli artefici anche non politici del progetto, per comprendere come la classe politica sia andata, negli anni, perdendo spessore, capacità e visione.

I politici di allora erano, infatti, leader visionari che hanno ispirato la creazione dell’Unione europea in cui viviamo oggi. Adesso diamo per scontata la pace e stabilità del Continente. Senza il loro impegno e la loro motivazione però non potremmo avere le opportunità e la facilità di interazione tra cittadini dei vari Stati così come la viviamo oggi. Non mi nascondo le difficoltà, le storture del sistema, gli errori che sono stati compiuti e che ancora si compiono nella gestione della cosa pubblica comunitaria. Ma ciò che è stato realizzato da questo gruppo eterogeneo di persone mosse dagli stessi ideali, la pace, l’unità e la prosperità in Europa, è quanto di meglio questo continente ha prodotto. Vorrei ricordare almeno alcuni di questi personaggi. Quelle che si trovano di seguito sono solo alcune delle personalità che hanno contribuito a passare dal sogno alla realtà. Molti altri hanno ispirato il progetto europeo e hanno lavorato instancabilmente per realizzarlo.

Konrad Adenauer, primo Cancelliere della Repubblica federale di Germania, dal 1949 al 1963, cambiò il volto della Germania postbellica e della storia europea più di chiunque altro. Fondamentale per il progetto europeo fu la riconciliazione con la Francia di cui fu artefice insieme al presidente francese.

Joseph Bech pur rappresentando un Paese piccolo come il Lussemburgo, fu uno dei principali architetti dell’integrazione europea negli ultimi anni ’50. Fu un suo progetto di memorandum a portare alla convocazione della Conferenza di Messina del giugno 1955 che aprì poi la strada alla costituzione della Comunità economica europea.

Johan Willem Beyen era un banchiere internazionale, un uomo d’affari ed un politico olandese che, con il Piano che prese il suo nome indicò una nuova impostazione nei rapporti economici contribuendo al processo di integrazione europea della seconda metà degli anni ’50.

Winston Churchill, conosciuto principalmente per aver guidato il Regno Unito durante la Seconda guerra mondiale, è stato suo Primo ministro dal 1940 al 1945 e successivamente dal 1951 al 1955 ed è stato uno dei primi ad intuire l’importanza della creazione degli “Stati Uniti d’Europa”. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si convinse che solo un’Europa unita potesse garantire la pace.

Alcide De Gasperi fu Presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri italiano dal 1945 al 1953. Preparò la strada per il futuro dell’Italia negli anni del dopoguerra. Suo merito furono le iniziative indirizzate alla fusione dell’Europa occidentale, il contributo alla realizzazione del Piano Marshall e la creazione di stretti legami economici con altri Stati europei, in particolare la Francia.

Walter Hallstein, primo Presidente della Commissione europea dal 1958 al 1967, fu un europeista convinto e fautore dell’integrazione europea. Durante il suo mandato l’integrazione fece significativi passi in avanti per il suo impegno a favore di una rapida realizzazione del mercato comune.

Sicco Mansholt era un agricoltore e membro della resistenza olandese durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu il primo Commissario europeo per l’Agricoltura e la sua attività pose le basi per la Politica agricola comune dell’Unione europea, una tra le più importanti politiche dai giorni della sua istituzione. Mansholt lavorò affinché l’Europa diventasse autosufficiente, pensava che una riserva costante di cibo a prezzi accessibili dovesse essere garantita a tutti.

Jean Monnet fu il politico e consigliere economico francese che si dedicò alla causa dell’integrazione europea. Fu il maggior ispiratore del “Piano Schuman” che prevedeva l’unione dell’industria pesante europea.

Robert Schuman, statista a tutto tondo, fu ministro degli Esteri francese tra il 1948 e il 1952 ed è considerato uno dei padri fondatori dell’unità europea. Insieme a Jean Monnet fu l’ispiratore del piano che porta il suo nome che si proponeva il controllo congiunto della produzione del carbone e dell’acciaio, i principali materiali per l’industria bellica proprio per prevenire la possibilità da parte di qualche Paese europeo di intraprendere un nuovo conflitto.

Paul-Henri Spaak si merita appieno l’appellativo di statista vista la sua lunga carriera politica. Spaak, politico belga, è stata una figura chiave nella formulazione dei contenuti del Trattato di Roma. Alla “Conferenza di Messina” del 1955, fu a capo del comitato di lavoro che preparò il Trattato.

Altiero Spinelli fu l’autore del Manifesto di Ventotene insieme a Ernesto Rossi ed Ursula Hirschmann con il titolo “Per un’Europa libera e unita”. Scritto tra il 1941 ed il 1944, quando per motivi politici furono confinati presso l’isola di Ventotene, fa di lui uno dei Padri dell’Unione europea. Fu promotore della proposta del Parlamento europeo per un Trattato su un’Unione europea federale, il cosiddetto “Piano Spinelli” adottato dal Parlamento nel 1984 e che fu di grande ispirazione per il consolidamento dei Trattati dell’Unione europea negli anni ’80 e ’90.

Come si vede il confronto con l’attuale classe politica europea è impietoso. Se pensiamo che chi vuole smontare il progetto europeo è gente come Marine Le Pen, Frauke Petry, Geert Wilders, Harald Vilimsky, Nigel Farage e i “nostri” Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Beppe Grillo, ci accorgiamo di quanto in dietro siamo andati nella formazione della nostra classe politica. Qui non si tratta di idee (almeno non solo di queste). Si tratta di Cultura (la maiuscola non è un refuso). Si è pensato che chiunque potesse prendere posto negli scranni delle varie istituzioni nazionali o transnazionali ma non è così. Le istituzioni hanno bisogno di gente preparata e che abbia una visione dell’attualità ma anche della storia. Che sappia da dove veniamo e sappia dirci dove è giusto, per tutti, andare. Per ora stiamo smontando il “giocattolo” speriamo almeno che qualcuno tenga da parte il libretto delle istruzioni.

 

 

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