Editoriale

Nonostante Trump il progresso è irreversibile

L’elezione di Trump alla Presidenza degli Stati Uniti d’America comincia a far sentire i suoi effetti sul Vecchio continente. Non sono tutti negativi, basti pensare alla distensione con la Russia di Putin che è, oltre ad un giusto riequilibrio degli assetti internazionale anche un toccasana per la nostra economia.

Gli effetti delle anacronistiche sanzioni contro la Russia decretate da Obama hanno messo in ginocchio settori importanti dell’agroalimentare e del turismo che tanto hanno beneficiato della caduta del muro di Berlino e della conseguente fine del regime comunista nell’URSS.

I nazionalisti di tutta Europa hanno trovato nelle elezioni di oltreoceano nuova linfa per le loro sgangherate opinioni. Dall’immigrazione ai dazi è tutto un fiorire di idee, proposte e battaglie che la destra sta portando avanti con alterni esiti.

Cosa dobbiamo aspettarci da tutto ciò? Un ritorno al passato con il crollo dell’Unione Europea e dell’Euro ed il conseguente ritorno alle divise nazionali? Non credo proprio. Se noi vediamo la politica con lo sguardo miope di chi ragiona sull’oggi e, al massimo, sul domani mattina possiamo avere l’impressione che l’ondata reazionaria sia irrefrenabile, che nulla di ciò che conosciamo rimarrà in piedi di fronte alla forza devastatrice del “Trumpismo”.

Ma se abbiamo tempo e voglia di riflettere a più largo respiro e cerchiamo di analizzare la situazione sul piano più della Storia che dell’attualità ci accorgiamo che le cose stanno in maniera completamente diversa da ciò che comunemente si pensa. Le loro battaglie i conservatori le hanno sempre perse.

Il mondo, dopo una prima virata verso posizioni reazionarie, è sempre andato dall’altra parte. I progressisti non prendono l’occhio (come si dice nella moda) ma alla fine assestano sempre il colpo vincente. E questo non per merito loro. Specialmente in Italia i movimenti di sinistra sono stati sempre dei fenomeni più anarchici che rivoluzionari dove lo spontaneismo, il velleitarismo e il massimalismo l’hanno fatta da padrone.

Non è la forza rivoluzionaria del Brancaleone di turno a determinare la via verso il progresso ma la Storia stessa, inesorabilmente segnata com’è dai processi e dai cicli economici. I conservatori, i reazionari non hanno mai potuto far nulla contro i cicli inesorabili della Storia.

Se abbiamo voglia di dare un’occhiata alla litania di provvedimenti legislativi italiani dagli anni ’70 ad ora ci accorgiamo che, a dispetto delle sconfitte elettorali della sinistra e della strenua lotta delle destre contro qualsiasi tipo di cambiamento, la direzione che hanno preso gli eventi è stata sempre quella dell’avanzamento dei diritti e del riconoscimento delle minoranze. La sequenza è impressionante.

Prendiamo in considerazione l’arco temporale che va da 1974 in poi. Quell’anno ha visto i conservatori soccombere, nonostante la mostruosa macchina da guerra propagandistica messa in campo anche con l’attiva partecipazione del Vaticano, nel referendum sul divorzio.

Una vignetta di Forattini che ritrae Amintore Fanfani a forma di tappo che salta da una bottiglia di spumante stappata per festeggiare la vittoria del NO (quella volta la legge c’era e NO voleva dire che la si voleva mantenere) sancisce una delle più grandi vittorie laiche in questo Paese e una delle più cocenti sconfitte del fronte reazionario.

L’anno dopo è la volta del Diritto di famiglia. Qui la battaglia affronta temi scottanti come il delitto d’onore, il principio di abbandono del tetto coniugale e una serie di differenze sancite dalla vecchia legge su diritti e doveri tra coniugi che impongono una seria riflessione sul significato di laicismo, di divisione tra Stato e confessioni religiose. Anche in questo caso la resistenza delle destre reazionarie è stata lunga e strenua. Ma anche in questo caso i reazionari hanno la peggio. Da anni un medico veneziano, Franco Basaglia, portava avanti la battaglia per il riconoscimento dei diritti delle persone affette da disturbi psichici. In maniera particolare proponeva il superamento dei vecchi manicomi e delle vecchie modalità di trattamento dei malati psichiatrici. Può sembrare un argomento più strettamente medico che politico ma intorno alla battaglia di Franco Basaglia si forma un movimento di pensiero che fa della liberazione dell’uomo da classificazioni schematiche un passaggio nodale verso un più marcato affrancamento dal dogmatismo borghese imperante nella società.  Nel 1978, a dispetto dell’opposizione di conservatori e cattolici, la nuova legge che porta il  nome del medico che l’ha ispirata viene a mettere finalmente la parola fine al vecchio modo di fare psichiatria.

Il 1981 veda cadere l’ultima speranza per la Chiesa cattolica e per i politici conservatori di condizionare l’opinione pubblica. Con 27,330 milioni di voti a favore contro soli 3,5 milioni di voti contrari, viene mantenuta la legge 194 che sancisce il diritto della donna all’aborto.

Se il divorzio è stato una deflagrazione nella politica italiana l’aborto ha segnato un punto di non ritorno, uno di quegli spartiacque tra un prima ed un  dopo che spesso segnano in maniera indelebile una società, un Paese.

La disperazione e lo sconcerto negli ambienti Vaticani e della politica è grande. Si tocca con mano il fatto che l’opinione pubblica si muove ormai fuori dagli schemi proposti  dai leader religiosi e dai politici conservatori.

Ormai la società è matura per ragionare con la propria testa, libera da condizionamenti e capace di scegliere in base ai propri convincimenti e ad un pragmatico senso pratico.

La strada è spianata verso gli ultimi due baluardi della vecchia politica conservatrice e dei dettami della Chiesa: la regolamentazione in materia i temi etici e l’istituzione delle unioni civili. Con tutti i suoi limiti la legge 40 viene incontro alle coppie che vogliono avere figli e la legge Cirinnà (Legge 20 maggio 2016, n. 76) consente l’unione di persone dello stesso sesso. In entrambi i casi la resistenza delle destre e del Vaticano è stata da guerriglia.

Cos’altro deve succedere per sancire il devastante fallimento delle politiche conservatrici e reazionarie in questo Paese? Nulle credo, la Storia perla da se.

Tornando all’attualità possiamo, pertanto, affermare che anche queste ultime battaglie della destra (immigrazione, sovranità nazionale ecc) verranno spazzate via dalla Storia.

Questi non sono che gli ultimi rigurgiti di un nazionalismo antistorico, di una politica miope di chiusura e di reazione che, come tutte le battaglie precedenti,  verrà sconfitta.

La brutta notizia è che ci vorrà del tempo, durante il quale dovremo avere la saggezza, la fermezza e la pazienza di spiegare a questi politici e ai loro elettori che quando diluvia è inutile cercare di coprirsi con un fazzoletto, meglio è cercare di convogliare le acque dove non fanno danni.

Roberto Pergameno

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