Attualità

Come le multinazionali hanno addolcito l’informazione

Negli anni ’60 le industrie dolciarie statunitensi pagarono i ricercatori per ignorare le prove crescenti del legame tra consumo di zuccheri e malattie cardiovascolari, ‘concentrandosi’ invece sui grassi, una mossa che ha influenzato studi e linee guida per i decenni successivi.

Lo affermano alcuni documenti dell’epoca pubblicati dalla rivista Jama Internal Medicine.

I documenti, analizzati da alcuni esperti dell’Università di San Francisco, dimostrano che una gruppo chiamato Sugar Research Foundation pagò tre medici dell’università di Harvard con l’equivalente di 50mila dollari attuali per pubblicare una review, un articolo in cui si riesaminano studi precedenti su un determinato tema, sull’alimentazione e i rischi cardiovascolari.

L’esito, su indicazione del gruppo, minimizzava il ruolo degli zuccheri, esaltando invece i rischi legati al consumo di grassi.

“Questo – sottolinea Stanton Glantz, uno degli autori -, riuscì a dirottare la discussione sugli zuccheri per decenni”.

Anche in tempi più recenti, ricorda il New York Times, ci sono stati diversi tentativi di sminuire il rischio dovuto agli zuccheri. Lo scorso anno proprio il quotidiano scoprì che la Coca Cola aveva finanziato con milioni di dollari ricerche su questo tema, mentre lo scorso giugno l’Associated Press ha dimostrato che alcune industrie alimentari avevano finanziato uno studio che dimostrasse che i bambini che mangiano caramelle pesano meno degli altri.

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