Cucina Pensante

Cancro al seno, la dieta mediterranea può ridurre le ricadute

Non bastasse il titolo di ‘patrimonio culturale immateriale dell’umanità’ di cui può fregiarsi, la dieta mediterranea resta uno dei regimi alimentari più studiati al mondo e continua a svelare i suoi segreti, soprattutto con il contributo della ricerca condotta nella sua ‘culla’ tricolore. L’ultimo dei buoni motivi per sposarla o riscoprirla, secondo un team di scienziati italiani, è che una dieta mediterranea ricca di verdure, pesce e olio d’oliva può ridurre il rischio di ricadute nel cancro al seno. Lo suggerisce un piccolo studio condotto dall’ospedale di Piacenza, finito sotto i riflettori negli Usa in occasione del meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco)in corso a Chicago, e rimbalzato sulla stampa internazionale.

La ricerca ha previsto l’arruolamento di più di 300 donne con tumore al seno in stadio precoce e si inserisce in un filone già avviato, rafforzando anche le evidenze raccolte in un precedente lavoro spagnolo in cui si suggeriva che la dieta può giocare un ruolo importante nella riduzione del rischio di cancro. Le pazienti erano divise in due gruppi: 199 osservavano una dieta normale, mentre 108 seguivano lo ‘stile mediterraneo’ a tavola. Un regime alimentare che comprende ortaggi, frutta, noci, semi, pesce, olio d’oliva e cereali integrali, ed è caratterizzato da un basso contenuto di carne rossa e trasformati, e con alcool ridotto al minimo. Le donne, che erano in remissione dal cancro al seno, sono state monitorate per tre anni. Risultato: nel periodo considerato, 11 pazienti del gruppo che seguiva una dieta normale sono state nuovamente colpite dal cancro, mentre nessuna nel gruppo della dieta mediterranea ha avuto ricadute.

Già l’anno scorso, lo studio guidato dall’Università di Navarra a Pamplona e dal Centro spagnolo di ricerca biomedica in Fisiopatologia dell’obesità e nutrizione (Madrid) – pubblicato su ‘Jama Internal Medicine’ si era concentrato sull’impatto di una dieta mediterranea integrata con olio extravergine di oliva, associandola con un minor rischio di tumore al seno. Nel lavoro gli esperti avevano messo a confronto donne le cui famiglie consumavano un litro di olio Evo a settimana con quelle che seguivano una dieta povera di grassi. In tutto ne sono state arruolate più di 4 mila e i ricercatori hanno scoperto che quelle del ‘partito’ della dieta mediterranea all’olio d’oliva sembravano avere un 68% di riduzione del rischio di cancro al seno.

Quello italiano è un piccolo studio che ha seguito le pazienti per 3 anni, fanno notare gli esperti, ma suscita aspettative verso i risultati di ulteriori ricerche a lungo termine e con campioni più ampi. Il tema è quello degli interventi sullo stile di vita per le ‘survivor’ del cancro al seno ed è “molto importante”, fa notare Erica Mayer, esperta di tumore al seno dell’Asco. E’ al centro di “una ricca attività di ricerca in corso” che punta a chiarire “cosa dovremmo raccomandare a queste donne”. Ma oggi ancora “non è chiaro se vi sia una dieta o alimenti specifici da mangiare o da evitare per prevenire le ricadute”, conclude.

Comunque c’è anche un promettente e nuovo farmaco potrebbe raddoppiare la sopravvivenza dei pazienti malati di cancro al seno. Si chiama Fasnall e sembra in grado di fermare la crescita del tumore, contribuendo a uccidere le cellule malate esistenti. In pratica, il nuovo farmaco sembra impedire un processo che alimenta la malattia. In particolare, Fasnall inibisce la normale attivita’ dell’acido grasso sintasi, un enzima che regola la crescita e la proliferazione cellulare. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio dell’Ohio State e della Duke University, pubblicato sulla rivista Cell Chemical Biology. Lo studio e’ stato condotto su topi con tumore a seno Her2-positivo, una forma della malattia che colpisce circa una donna su 5 che riceve una diagnosi di cancro al seno. I topi che hanno ricevuto Fasnall sono sopravvissuti in media 63 giorni, piu’ del doppio della durata della vita dei topi che hanno fatto parte del gruppo di controllo. Dopo tre settimane, i tumori dei topi che hanno ricevuto il farmaco avevano circa i due terzi delle dimensioni dei tumori del gruppo di controllo. Non solo. Quando gli scienziati hanno dato alla cavie sia Fasnall che il farmaco chemioterapico carboplatino, i tumori si sono rimpiccioliti e la sopravvivenza e’ aumentata ancora di piu’.

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