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La nuova scienza del calcio

La nuova scienza del calcio

Niente supererà mai l’imprescindibile aspetto umano della professione-calcio: quello del gruppo, della voglia di vincere e migliorarsi che nasce da dentro, della magia di una spogliatoio vincente, della comprensione umana prima che tecnico-tattica del calciatore, che vede e vuole vedere nel proprio allenatore una guida e una fonte di nuovi stimoli. Quello, l’aspetto più irrazionale ma non incomprensibile della vicenda calcistica, che da solo può spiegare anche le tante regole non scritte del gioco del calcio. Se riesci a comprendere l’uomo calciatore, vinci sul campo. Ma non lo hanno ancora capito, quegli allenatori che puntano tutto sulla tattica. Ai corsi chiedono soltanto i carichi di lavoro e le esercitazioni migliori. Poi, se perdono, si giustificano perchè il calciatore messo a loro disposizione è scarso, non è forte, non è all’altezza, è troppo fragile, non è freddo. Alcuni lo hanno intuito ma non sanno perchè, ma la maggior parte di loro pensa che sia soltanto frutto del caso. Chiedete a Mourinho e ai suoi giocatori, in che modo e con quali uomini si raggiunge la vittoria.

Potrebbe essere allora questa, imparando a comprendere le più profonde dinamiche umane da applicare al calcio, la nuova scienza del calcio? Probabilmente no, almeno per ora. Per incapacità di comprendere, forse per  volontà manifesta di chi intuisce soltanto, certamente per arroganza e disonestà di chi pensa soltanto al dio denaro e al prodotto calcio. Anche per questo la socialità del calcio continua ad essere prima mistificata e poi sacrificata.

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