Editoriale

Scoperto il gene implicato nella sindrome di Aymé-Gripp, una rara malattia dello sviluppo

L’identificazione di un gene e lo screening condotto su un selezionato gruppo di pazienti ha consentito di definire le caratteristiche cliniche della sindrome di Aymé-Gripp, precedentemente nota come sindrome di Fine-Lubinsky, una rara malattia dello sviluppo. Il risultato è il frutto di uno studio condotto da ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell’Istituto Superiore di Sanità e pubblicato sulla rivista scientifica The American Journal of Human Genetics. La ricerca ha portato alla scoperta di una nuova classe di mutazioni nel gene MAF, precedentemente associato a rari casi di cataratta congenita isolata.

“Lo studio – afferma Marco Tartaglia dell’ISS, coordinatore dello studio – ha permesso, inoltre, di delineare clinicamente in maniera più accurata questa malattia, identificando i segni e caratteristiche cardinali che la contraddistinguono e consentirà di arrivare a una più rapida diagnosi, favorendo così una presa in carico dei pazienti affetti da questa rara malattia più efficace”.

La sindrome di Fine-Lubinsky è una malattia rara multisistemica caratterizzata da cataratta congenita, sordità neurosensoriale, ritardo mentale, bassa statura, epilessia, e da un aspetto del viso somigliante a quello caratteristico della sindrome di Down. Anche a causa della sua rarità (pochi casi riportati nel mondo), la malattia non era stata ben inquadrata clinicamente. 

“La scoperta del coinvolgimento di MAF in questa malattia genetica – dice Tartaglia – mette in luce l’importanza di questo fattore di trascrizione nel controllo di diversi processi dello sviluppo e di come un’alterata funzione di questa proteina o una suo accumulo nella cellula possano essere associati a quadri clinici anche sostanzialmente diversi”.

L’identificazione della causa molecolare della malattia è stata raggiunta utilizzando nuove tecnologie di sequenziamento del DNA basate sull’analisi dell’esoma, la porzione del nostro genoma che codifica per proteine, per identificare la causa molecolare della malattia. Il gene coinvolto, MAF, codifica per un fattore di trascrizione che controlla l’espressione di numerosi geni implicati in diversi processi dello sviluppo. Mutazioni nello stesso gene erano state precedentemente identificate in forme isolate di cataratta congenita.

La causa del diverso impatto clinico di queste due classi distinte di mutazioni è da ascrivere al diverso ruolo che queste avrebbero sulla funzione del fattore di trascrizione. Infatti, mentre quelle associate a cataratta isolata causano una ridotta capacità della proteina a legarsi alle sequenze regolatorie del DNA che controllano l’espressione dei geni bersaglio della proteina MAF, quelle responsabili della sindrome di Aymè-Gripp impediscono la normale degradazione del fattore di trascrizione determinando un accumulo della proteina nella cellula e la disregolazione dell’espressione dei geni controllati da MAF. 

“Gli studi sono attualmente diretti a comprendere le cause molecolari di altre condizioni ancora “senza diagnosi” – afferma Tartaglia – caratterizzate da un quadro clinico parzialmente sovrapponibile a quello della sindrome di Aymè-Gripp e precedentemente riunite nella obsoleta sindrome di Fine-Lubinsky“. Una seconda linea di ricerca è diretta ad analizzare più accuratamente in che modo le mutazioni responsabili della malattia alterano la funzione della proteina.

“La collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – conclude tartaglia – già attiva da diversi anni, si è solidificata nel corso dell’ultimo anno, con progetti rivolti all’identificazione delle basi molecolari di diverse malattie genetiche e all’uso delle piattaforme di sequenziamento di nuova generazione nella pratica clinica”.

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