Diritti, Sport

La scelta di Catia

Qualche mese fa ero a Vinovo per assistere ad un importante derby di calcio giovanile tra la Juventus ed il Torino. In campo c’erano tanti ragazzi, italiani e stranieri, che durante la settimana studiano e si allenano, poi la domenica giocano a calcio per rincorrere il sogno di arrivare un giorno, il più presto possibile in Serie A. La maggior parte di loro, anche se sono già tra i più bravi in Italia, non ce la farà. Proprio come tanti migranti che continuano ad attraversare il Mediterraneo, sapendo però di non poter più contare sulla bravura e umanità del primo comandante donna della Marina Militare, Catia Pellegrino.

L’italiana “Operazione Mare Nostrum”, iniziata il 18 ottobre 2013 per fronteggiare lo straordinario afflusso di migranti nello Stretto di Sicilia, non c’è più. È stata sostituita dalla missione “Triton” di Frontex, gestita dall’Agenzia dell’Unione europea per il controllo delle frontiere, che non va a gravare sul nostro bilancio. Tutto questo, è successo proprio nel periodo in cui ero andato a vedere la partita. In campo c’erano alcuni ragazzi di colore, lo stesso colore della pelle di Lilian Thuram, ex campione di calcio francese che compare su una recente copertina del settimanale Left, intervistato dopo la frase razzista di Arrigo Sacchi sui troppi calciatori di colore presenti nelle squadre giovanili italiane.

L’articolo “Quando sono diventato nero” a firma di Dario Giordo, è molto bello. Questi sono i passi più significativi: “A nove anni ho scoperto di essere nero… Salvini vuole far passare il concetto che gli immigrati non sono uomini. È un pensiero pericoloso, fonte di tutte le forme di schiavitù e genocidio… Serve un nuovo umanesimo. Tornare a considerare l’essere umano come centro dell’universo, affermandone definitivamente la dignità”. Volevo parlare ancora di Sacchi, prima di scrivere, ma poi ho pensato al calciatore francese e alla splendida copertina. Tutto Left è bello, perché invita a pensare, senza credere per forza.

Il settimanale sceglie in copertina queste parole: IN GIOCO PER L’UGUAGLIANZA. E Lilian Thuram afferma: <<Il colore della pelle non ha alcun valore>>. Dario Giordo scrive: Lilian è felice, studia, gioca a calcio per strada con gli altri bambini, e poco importa se sono bianchi o neri, se sono nati in Francia o sono figli d’immigrati. Thuram gioca e vince un Mondiale, a fine carriera diventa Ambasciatore Unicef e scrive due libri: Le mie stelle nere e Per l’uguaglianza. Mentre in Italia Salvini intona cori razzisti.

Quel giorno, dopo la partita, venne incontro a me con un sorriso bellissimo un ragazzone alto dalla pelle scura. Si chiama Pedro, sua mamma è capoverdiana e papà angolano. Gioca proprio come Thuram ed è stato ancora una volta tra i migliori in campo. Poco importa che sia italiano o straniero. Lo conoscevo già, ci siamo abbracciati e, dopo aver preso un caffè al bar tutti insieme, sono andato via contento per quel gesto spontaneo. Molto meglio che parlare di calcio con i tanti maestri dalla pelle bianca, che puoi trovare sui campi d’Italia. In fondo è stata la mia scelta, quella di provare a pensare, senza credere sempre di essere mai qualcuno, diversamente dal razzista. E’ stata, penso, anche la scelta di Catia.

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