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A Latina si brinda con Aglianico e Falanghina Made in Bulgaria

“Il nostro plauso va al Corpo Forestale di Latina che, con il proprio prezioso lavoro, ancora una volta, ha messo a segno un nuovo attacco alla contraffazione”. Cosi Saverio Viola, direttore di Coldiretti Latina, commenta il lavoro degli uomini del corpo forestale dello stato di Latina che hanno scoperto un’ennesima truffa dopo aver controllato le bottiglie di una rivendita a Spigno Saturnia, nel Sud pontino. Circa 2.000 bottiglie erano commercializzate sotto il nome di una nota marca che da anni non opera più nel settore. In realtà però quel vino non aveva nulla a che fare con i profumi e gli aromi dei prodotti in etichetta.

L’operazione è condotta su tutto il territorio nazionale e, coordinata dalla procura della Repubblica di Benevento, prende il nome, «Bulgaria». Il vino commercializzato portava sulla etichetta l’indicazione del pregiato e costoso vino che, nella realtà, veniva prodotto all’estero in barba alle garanzie del Dop e dell’Igp sulla provenienza delle uve.

Bottiglie di note etichette di Aglianico del beneventano e di Falanghina ma in realtà contenenti vino bulgaro. Il corpo forestale dello Stato di Latina ha scoperto una truffa messa a punto a livello nazionale e anche da una società di Spigno Saturna con sede operativa a Formia. Un vero e proprio commercio parallelo messo su imbottigliando vino di scarsa qualità proveniente dall’estero con etichette che recavano la dicitura D.O.P. o I.G.P. e i nomi dei più famosi vini campani.

“La contraffazione dei prodotti alimentari Made in Italy – ricorda Viola – è un fenomeno  che fa perdere all’Italia oltre 60 miliardi di euro di fatturato che potrebbero generare reddito e lavoro in un difficile momento di crisi. La lotta alla contraffazione e alla pirateria rappresentano per le Istituzioni – sottolinea Viola – un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese. Occorre perciò stringere le maglie larghe della legislazione nazionale e comunitaria con l’estensione a tutti i prodotti dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime impiegate negli alimenti. E’ importante non abbassare la guardia ed essere sempre più incisivi nella richiesta di trasparenza anche per scoraggiare coloro che dalle situazioni torbide e ambigue traggono vantaggi economici.”

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