Cerco lavoro

A cinquant’anni s’inventano un lavoro da cani

“Eravamo giovani, entusiasti del nostro lavoro, giravamo l’Europa. Poi, all’improvviso, il buio”.
Marco Chiarelli e Pietro Del Giudice, romani rispettivamente di 51 e 54 anni, sono due “ragazzi” solari. Positivi, simpatici. Trasmettono cortesia e sicurezza.

“Eravamo assistenti di bordo sui famosi Wagon Lits, i convogli ferroviari con servizi di classe che coccolano turisti e viaggiatori in giro per l’Europa. Lo abbiamo fatto con passione e dedizione per 22 anni”. Pietro ha il dono dell’empatia, i suoi occhi tradiscono un dolore vissuto in profondità. “Trenitalia investì molte risorse per qualificarci – prosegue Marco. Assertività, gestione dei conflitti, assistenza, lingue straniere. Eravamo “ultraqualificati” e innamorati del nostro lavoro. Eppure da un giorno all’altro tutto è finito; nel dicembre 2011 il servizio è stato soppresso e in centinaia abbiamo perso il lavoro”.

Oltre mille licenziati in tutta Italia, quasi la metà solo nel Lazio. “È stata una mazzata tremenda e inattesa, ricorda Pietro, tanti nostri colleghi sono crollati psicologicamente”. In questi casi, o fai di tutto per vivere o ti lasci andare. Marco e Pietro si sono reinventati un lavoro, diverso ma con un comune denominatore: offrire servizi al cliente. Che poi il cliente sia un cane, è un semplice dettaglio.

Sì, perché Marco Chiarelli è sempre stato un amante degli animali. E anche nei suoi spostamenti tra le capitali d’Europa ha continuato a coltivare la passione per gli amici a quattro zampe. “A Monaco e a Parigi, nei giorni di pausa dal servizio ho frequentato corsi dei migliori maestri addestratori d’Europa. Rispetto a loro, in Italia siamo ancora all’archeologia dell’educazione cinofila”.

L’idea di impresa di Marco è quella di offrire un servizio di toelettatura cani a domicilio. “Chez Pierre…et voilà”, questo è lo slogan che campeggia sul suo coloratissimo furgone, assemblato da una ditta italiana che opera nel settore cinematografico. Al suo interno, un locale confortevole e rilassante nel quale i cani vengono fatti accomodare. “L’intera struttura è stata interamente pensata e rivolta al cane, costantemente seguito con un servizio “personalizzato”. E anche i costi sono molto contenuti”.

“Vado a domicilio sia per non stressare il cane sia per conciliare il servizio con gli impegni quotidiani dei padroni. Vedi, i nostri amici a quattro zampe non comprendono lo spazio temporale e provano la sensazione di abbandono anche se vengono lasciati per pochi minuti. Andando a domicilio si abbatte lo stress del cane, accolto peraltro all’interno del mezzo in un ambiente con musica classica, altamente rilassante per l’animale, e da colori accoglienti come il blu, il giallo, il rosso e l’arancione”.

Il progetto imprenditoriale – primo del genere nel Lazio – è stato accolto dalla Regione Lazio che, tramite Sviluppo Lazio, mediante la formula del microcredito ha contribuito con un prestito di 14.000 euro al pagamento di parte delle spese sostenute da Chiarelli per la nascita della sua toelettatura mobile.

Ma come è stato accolto il servizio sul mercato? “Non ho avuto difficoltà nell’approccio al mercato. Sono partito lentamente, in media un servizio ogni due giorni, ma già oggi nella mia toelettatura mobile accolgo due, tre clienti al giorno”. Il servizio è molto apprezzato, sia dai cani che dai padroni. E gradualmente l’attività di Marco sta crescendo.

Anche Pietro Del Giudice ha scelto di investire su se stesso. “Quando ho perso il lavoro che amavo, una parte di me si è spenta. Ho cercato però di reagire, facendo di tutto. Mi piace ricordare l’esperienza di cameriere in grandi ristoranti”
Giorno dopo giorno matura in lui l’idea di mettersi in proprio, di scommettere sulle sue capacità. La svolta arriva. “Ho contratto un mutuo di quindici anni per pagare le spese di acquisto e di avvio dell’attività di taxi”.

Da quasi un anno la vita di Pietro è ripartita, più dinamica che mai. Ma oggi non corre più sulle rotaie. Oggi Pietro fa il tassista a Roma. Ma nel cuore e nella testa sempre un’idea fissa: “il cliente è il re”.

Marco e Pietro, due colleghi che il destino ha separato ma l’amicizia ha tenuto insieme, forse più uniti di prima. “Mia figlia ha sofferto tanto – confessa Pietro – perché sapeva quanto tenessi al mio lavoro. Il 3 dicembre scorso, quando è partita la mia nuova avventura su un’auto bianca tra le strade della Capitale, sul cruscotto ho trovato un suo biglietto. C’era scritto: sei forte papà”.

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