Diritti

Al ‘Ruben’ un pasto costa un euro

Lui è Ernesto Pellegrini, noto per aver ricoperto il ruolo di Presidente dell’Inter dal 1984 al 1995. Erano gli anni d’oro di Jürgen Klinsmann di Lothar Matthäus, di Matthias Sammer e del piede mancino di Brehme. Oltre che ex dirigente sportivo, Pellegrini è un imprenditore nel settore della ristorazione collettiva, la sua carriera inizia a soli 20 anni come contabile nella ditta Bianchi, finché un giorno viene nominato responsabile del servizio mensa aziendale. Sono gli anni ’60, periodo di boom economico per l’Italia, il giovane è arguto e capisce immediatamente il forte business che si cela dietro al servizio di ristorazione nei posti di lavoro, specie perché in quegli anni, non solo cambiano e si raffinano le abitudini alimentari degli italiani ma è in corso una fase di grande sviluppo. Nel 1965 fonda l’Organizzazione Mense Pellegrini, un vero colosso nel settore della ristorazione collettiva, mensa e buoni pasto.

La fortuna non è mai mancata a Ernesto Pellegrini e neppure la generosità, per questo ha deciso di aprire il primo ristorante solidale inaugurato pochi giorni fa: ‘Ruben’. Il locale non ha le sembianze di una mensa ma di un vero e proprio ristorante, un luogo in cui la dignità umana vuole essere sullo stesso livello della benevolenza del fondatore, situato in Via Gonin 52, una zona periferica della città di Milano, un quartiere difficile che fra Via Lorenteggio e il Giambellino, racconta molte storie di miseria ma anche di speranza, di case degradate segnate da lunghe crepe che percorrono le facciate esterne, ma anche complessi più moderni, ci sono donne e bambini che camminano sulle rotaie del tram, bar che parlano di disoccupazione, parchi non propriamente curati e poi c’è ‘Ruben’.

Un punto di incontro che dal lunedì al venerdì offrirà ufficialmente dal 27 ottobre, 500 coperti su due turni, destinando un pasto completo alla cifra simbolica di 1 euro. clienti saranno tutti coloro che versano in una situazione di temporanea difficoltà, non solo senzatetto ma disoccupati, separati, profughi o persone sommerse dai debiti. Povera gente costretta a vivere come barboni, senza esserlo. Come Ruben, il contadino a cui è dedicato il nome del ristorante, un pover’uomo, la cui storia segnò l’adolescenza di Pellegrini, quando insieme ai genitori ortolani di professione, viveva in una cascina della periferia milanese, dividendo l’affitto con altre famiglie. Lì coltivavano la terra e Ruben lavorava duramente, non aveva nulla a parte il lavoro nei campi, un letto di paglia nella stalla, tre chiodi nel muro come armadio, due cavalli come compagnia: così viveva Ruben.

Nel 1962 la cascina viene demolita per far posto alla costruzione di case popolari, agli inquilini, tutti in condizione di povertà, vengono assegnati dei piccoli alloggi alternativi. A Ruben invece non ci pensa nessuno. Lui che viveva nella stalla, non aveva nessun diritto e si dovette arrangiare rifugiandosi in una piccola e fredda baracca di legno.Ernesto Pellegrini si era ripromesso di aiutare quell’uomo, aveva appena cominciato a lavorare e i guadagni erano ancora miseri, ma era certo che avrebbe trovato un’occupazione e un alloggio al suo amico contadino. La vita però non aspetta, due o tre mesi dopo, sul giornale, un titolo in neretto gela per sempre il sangue di Pellegrini: “barbone morto assiderato nella sua baracca”. Era Ruben. Adesso, dopo quasi 50 anni, l’ex presidente ha deciso di aiutare tutti gli altri ‘Ruben’ che vivono ai margini e lottano ogni giorno per la propria sopravvivenza.

Ambra Giovanoli (BlastingNews)

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