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Ebola, il contagio in Africa non si ferma. Appello dell’Oms

L’epidemia ha raggiunto anche Freetown, la capitale della Sierra Leone, uno dei paesi più colpiti fino a questo momento. Lo hanno affermato le autorità sanitarie locali, secondo cui il virus ha ucciso una apprendista parrucchiera di 32 anni di una delle banlieue della metropoli di più di un milione di abitanti. ”La donna è stata ricoverata mercoledì in un ospedale della banlieue – ha spiegato il ministro della Salute del paese – la sorveglianza è stata aumentata e sono state intensificate le campagne di informazione”. L’annuncio segue di poco quello dell’arrivo del virus a Lagos, in Nigeria, ‘portato’ in aereo da un cittadino liberiano.

L’Oms ha emanato un appello nei paesi coinvolti, insieme a Sierra Leone e Liberia l’epidemia è in corso anche in Guinea, perchè i pazienti vengano subito segnalati alle autorità competenti. In molti villaggi, segnalano gli esperti, le persone malate vengono nascoste e il ricovero viene visto come un ‘certificato di morte’. Alcuni medici, riferisce il New York Times, sono stati addirittura minacciati e accusati di diffondere l’epidemia. ”Bisogna smettere di dire che non ci sono trattamenti per il virus – afferma il comunicato dell’Oms – Prima i pazienti sono portati in un centro specializzato prima hanno chance di uscirne, e di non contaminare i propri cari”.

La Liberia, uno dei paesi colpiti dall’epidemia di Ebola, ha chiuso buona parte delle frontiere e ha deciso una quarantena molto stretta per tutte le comunità colpite dal virus per cercare di limitare i contagi. Lo riferisce il sito della Bbc, secondo cui la sorveglianza è stata aumentata nei pochi punti rimasti aperti, come i principali aeroporti. Secondo il sito nello scalo della capitale, Monrovia, vengono controllati tutti i passeggeri in arrivo e in partenza, in tutti i luoghi pubblici sono installati dispositivi per il lavaggio delle mani e nei cinema tutti i film sono preceduti da video di cinque minuti con informazioni sulla prevenzione della malattia. ”Tutte le comunità nel paese colpite dalla malattie – afferma un comunicato della presidente Sirleaf – saranno messe in quarantena, e gli spostamenti fortemente limitati”.

Peggiorano le condizioni del medico Usa malato in Liberia
La salute del giovane medico Usa che ha contratto l’Ebola in Liberia sta peggiorando e la sua prognosi e’ grave. Lo rende noto il suo amico e collega David Mcray, del Jps Health Network di Fort Worth. Il medico colpito dalla febbre emorragica, Kent Brantly, soffre di febbri alte, mal di testa, dolori addominali ed è in isolamento vicino a Monrovia, a 12 miglia dall’ospedale dove lui stesso ha trattato i pazienti colpiti dal virus Ebola dall’ottobre 2013. Mcray, che è in contatto sia via e-mail che per telefono con il collega malato, ha riferito ai media Usa che lo stesso Brantly sia e’ detto “terrorizzato” dalla progressione della malattia. In una e-mail ottenuta dalla rete televisiva Cnn, Brantly ha scritto: “sto pregando ardentemente che Dio mi faccia sopravvivere, per favore pregate anche per la mia amica Nancy che è molto malata e per i medici che si stanno prendendo cura di noi”. Amici e familiari di Brantly, 33 anni, lo descrivono come un medico deciso a dedicare la sua vita a curare i più poveri. “Kent si è preparato per essere un medico missionario,il suo cuore è in Africa”, ha commentato la madre del giovane medico, Jan Brantly.

Cdc Usa alzano livello di allerta a 2
 Negli Usa i Centers for diseases Control (cdc) hanno alzato l’allerta su Ebola a livello 2, che implica ancora una probabilità molto bassa di arrivo del virus ma che prevede più controlli medici sui viaggiatori. Lo ha annunciato un responsabile dell’agenzia durante una conferenza stampa. ”La probabilità che la malattia si propaghi al di fuori dell’Africa occidentale è molto bassa – ha spiegato Stephan Monroe, responsabile delle zoonosi dei Cdc – ma comunque dobbiamo essere preparati anche a questa remota possibilità”. L’allerta richiede che i medici identifichino i pazienti che potrebbero aver viaggiato recentemente nella zona colpita, e che studino i sintomi della malattia e i trattamenti immediati da fornire. L’agenzia ha anche avvertito chi viaggia nei paesi colpiti, al momento Liberia, Guinea e Sierra Leone con un caso ‘importato’ in Nigeria, ad evitare il contatto con fluidi corporei e sangue di estranei. In Nigeria intanto l’ospedale dove è morto l’uomo proveniente dalla Liberia pochi giorni fa è stato messo in quarantena. Il personale sanitario, hanno annunciato le autorità nigeriane, non ha mostrato al momento segni della malattia, che può avere un’incubazione fino a 21 giorni ma che è contagiosa solo quando compaiono i sintomi, mentre la compagnia aerea con cui ha viaggiato l’uomo non avrebbe ancora fornito l’elenco completo dei passeggeri.

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