Cucina Pensante

Vuoi fare l’insalata con un portafortuna? Usa cedro a ditella

Il culto per la bellezza ornamentale delle piante di agrumi ha portato, nel tempo, a un continuo miglioramento delle cure da destinare alla loro protezione e ad una passione, talora frenetica, “da collezionista”, che ha determinato la continua ricerca di nuove varietà. Tra gli agrumi, il Citrus medica, nella varietà Sarcodactylus (dal greco “dita sacre”), è sicuramente uno dei più appariscenti, soprattutto per via della sua insolita forma cui deve il nome di “Cedro mani di Buddha”.

Originario delle aree dell’Asia sud-orientale, più o meno dell’attuale Bhutan, era noto già ai tempi dei Romani, tanto che Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia, lo chiamava “mela assira”. Appartenente alla famiglia delle Rutaceae, deve l’inconsueta forma dei suoi frutti ad una malformazione genetica che si manifesta spontaneamente, facendo sì che ogni spicchio tenda a svilupparsi come unità a sé stante, dando origine ad un’originale forma frastagliata in varie escrescenze; motivo per cui gli orientali vi videro il segno della mano divina.

Lo strano cedro cresce su un piccolo albero con lunghi rami irregolari coperti di spine e i suoi fiori, di colore bianco-violaceo dall’esterno, crescono in grappoli profumati. Il frutto, molto profumato, viene utilizzato in Cina e Giappone per deodorare le camere e gli indumenti presenti in  cassetti e armadi; oltre ad essere impiegato nell’industria alimentare per lapreparazione di bibite analcoliche e frutta candita, ma la maggior parte viene consumata nell’industria farmaceutica per produrre olio essenziale. Nella cucina occidentale ne viene sfruttata la sua bellezza ornamentale: le sue dita, tagliate longitudinalmente e poi a fette, sono ottime nelle insalate o sparse sui cibi cotti come il pesce. Esso è un alleato della linea, fornendo un bassissimo apporto calorico ed è del tutto privo di grassi, oltre ad essere prescritto spesso come tonico e stimolante per l’organismo. Il cedro mani di Buddha, chiamato Fo-shou in Cina e Bushukan in Giappone, è impiegato anche in alcune cerimonie religiose, posto sull’altare a profumare.

Considerato dai monaci buddisti, per lungo tempo, simbolo di ricchezza, felicità e longevità, ancora oggi viene offerto come dono in preghiera ed il frutto, ritenuto un portafortuna, è uno dei regali tipici che i Giapponesi si scambiano il giorno di Capodanno. Il nome “mano di Buddha” è piuttosto recente, infatti nella sua “Istoria e coltura delle piante”(1726), Paolo Bartolomeo Clarici, parlando della coltura generale degli agrumi, cita un “cedro a ditella” che presumibilmente è proprio il Citrus medica var. Sarcodactylus ed ancora prima, nella bellissima opera seicentesca“Hesperides sive de malorum aureorum cultura et usu “, del gesuita Giovan Battista Ferrari, (1646), al capitolo V del Libro II, si legge di un “malum citrueum digitatum”, ossia di un “brutto cedro a forma di dita”.

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