Attualità

Balotelli testimonial ius soli

Mario nasce a Palermo il 12 agosto 1990, all’età di due anni si trasferisce a Brescia, per vivere con la sua nuova famiglia italiana, i Balotelli. E’ un campione del calcio, di quelli veri: nella nostra terra ne crescono pochi, ormai. La sua qualità è il talento, la sua caratteristica: il colore della pelle. E’ figlio di immigrati ghanesi. Ha ottenuto la cittadinanza soltanto al compimento del 18° anno, perché il suo affido non era stato convertito in adozione. Lui è italiano e si sente italiano: gioca con la Nazionale.

Sul suo sito ufficiale puoi trovare quello che non ti aspetti da lui. Nel riquadro in mezzo, la copertina del Time, 1 novembre 2012: “The Meaning of Mario”. In America lo aspettavano per la serata di gala, pochi giorni fa: è nella lista dei 100 uomini più influenti al mondo! A sinistra, il cartone animato. Fin qui, tutto normale, anzi no, perché niente di lui è normale: la cresta che cambia, i difetti e le stravaganze, il gossip in Inghilterra, ora anche da noi, e le critiche dei moralisti. Così deve apparire, così fa notizia.

Lui non sa vivere come gli altri, in apparenza, e gli altri non sanno essere come lui. Ma tra le mille pagine che parlano di lui, ne puoi trovare una tutta sua, se cerchi più sotto: Mario & Solidarietà. Qualcosa che fa pensare a lui, quando era bambino, in apparenza uguale a noi, ma diverso, secondo gli altri, per il colore della pelle. Così, a pensare male, nascono razzismo e discriminazione.

Da qualche giorno in Italia c’è un nuovo ministro per l’integrazione, Cecile Kyenge, è una donna africana. Si sta impegnando per una campagna in favore dello ius soli (in base a tale diritto, si acquista la cittadinanza per il fatto di nascere nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori). Lei vuole lui al suo fianco, come testimonial per la difficile battaglia. La politica è già in fermento per questo.

Mario ha appena segnato l’unico gol della difficile partita, la sua squadra del cuore ha sofferto molto, ma alla fine è riuscita a vincere, grazie a lui. Continueranno a giocare in Europa e poi, chissà, forse nel mondo. Subito dopo la gara, sempre lui, ingenuamente, pensando a qualcosa di più importante, forse inconsciamente, ha risposto di si. Immediato e spontaneo, senza paura, pur con tutti i suoi difetti e stravaganze, anzi forse proprio per quello…

… Mario può essere il simbolo di un’Italia che cambia: imperfetta come lui e come tutti, ma più attenta e consapevole, aperta agli esseri umani e a noi stessi. E allora proprio noi, amanti del calcio, proviamo a fare il tifo per lui, al di là del rosso e del nero, perché condividiamo la stessa passione, perché ci è simpatico, perché ha talento e fantasia. Perché alla fine, è uno come noi, anche se gioca meglio.

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