Cucina Pensante

Non romperti la testa in cucina

L’emicrania interessa in Italia il 12%-17% della popolazione, con una netta prevalenza per le donne (il rapporto è di circa 3 a 1). Nonostante si tratti della malattia neurologica più disabilitante (2,6 volte in più della sclerosi multipla), soltanto il 25.5% degli emicranici episodici consulta il proprio medico, e solo il 14.7% si rivolge a specialisti del settore.

Gli attacchi di emicrania possono durare da poche ore fino a tre giorni e sono in genere accompagnati da fenomeni di nausea, vomito, fotofobia o ipersensibilità ai rumori. Chi soffre di mal di testa sa quanto fastidioso sia questo disturbo che può variare di intensità e durata a seconda delle circostanze in cui si presenta.

Generata da sofisticati meccanismi di perfusione vascolare, l’emicrania può avere molteplici cause, tra cui anche mutazioni genetiche. Un meccanismo ben conosciuto riguarda comunque anche un’insufficiente produzione dell’enzima Diaminossidasi (DAO), quasi esclusivamente presente nella mucosa intestinale, con la conseguente incapacità dell’organismo di neutralizzare l’eccesso di istamina presente nel corpo, che resta dunque attiva provocando attacchi di emicrania. E altri acciacchi.

L’istamina è contenuta in molti alimenti che subiscono processi di fermentazione e/o di maturazione batterica, come ad esempio il vino e il formaggio. Altri alimenti che contengono istamina sono pomodori, noci, cavoli, spinaci, salame e cioccolata.

Ecco i sintomi dell’intolleranza all’istamina: vasodilatazione, ipotensione, aritmie, gonfiore delle palpebre, orticaria, secrezione mucosa nasale, mal di testa, ostruzione delle  vie respiratorie fino all’asma bronchiale, disturbi gastrointestinali accompagnati da diarrea.

Quando l’enzima perde la capacità di reagire?  Per azione di sostanze quali alcool o farmaci: ambroxolo, aminofillina, amitriptilina, clorochina, acido clavulanico, isoniazide, metamizolo, metoclopramide, propafenone, verapamil.

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