Cucina Pensante

Ogni riccio è una leggenda metropolitana

Stando alle tradizioni popolari, i colorati sarebbero ricci-femmina mentre il nero riccioluto esprimerebbe mascolinità. Si pensa, poi, che le buone siano le femmine perché ci si è convinti nel tempo di mangiare del riccio le sue uova. Niente di più sbagliato: le cinque striscioline piene di perline morbide rossicce, arancioni o gialle, che si trovano dentro l’endoscheletro, sono gonadi, piene di cellule maschili (spermatozoi) o femminili (uova) a seconda del sesso del riccio.

Quindi la specie commestibile è quella colorata (Paracentrotus lividus) di cui mangiamo le gonadi sia del maschio che della femmina, mentre le gonadi della specie color nero (Arbacia lixula) non sono commestibili. A prescindere dal sesso.

I ricci di mare, al di la delle leggende, sono comunque discreti indicatori biologici dello stato di salute del mare, e soprattutto una leccornia senza pari. Ecco un modo per gustare tutto il loro tipico sapore mediterraneo.

La ricetta per sei persone 600 grammi di spaghetti 60/70 ricci di mare 2 spicchi d’aglio Olio extravergine d’oliva ½ bicchiere di vino bianco sale, pepe bianco macinato al momento q.b. un mazzetto di prezzemolo. Tagliare i ricci di mare e raccogliere con delicatezza le cosiddette uova in una ciotola. Soffriggere, in una padella, in abbondante olio bollente l’aglio tritato senza germoglio, quando l’aglio sarà appena imbiondito aggiungere qualche cucchiaio di quelle meravigliose striscioline rosa, sfumare con il vino e togliere dal fuoco. Lasciare raffreddare l’olio; lessare gli spaghetti, scolarli al dente e condirli in una zuppiera con l’olio soffritto, pepe abbondante, le rimanenti perline rosa dei ricci e una manciata di prezzemolo tritato.

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