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In ospedale si mangia da star male

Ogni giorno, ottantaduemila pasti finiscono nella spazzatura degli ospedali britannici, perché rifiutati dai degenti. In alcuni ospedali si arriva a circa un quarto del cibo preparato, secondo l’analisi dei dati del servizio sanitario nazionale, relativi agli ultimi cinque anni, fatta dall’Observer. Si tratta di numeri che potrebbero essere sottostimati, in quanto basati su autodichiarazioni degli stessi ospedali e non rilevati da un monitoraggio esterno, e che hanno riacceso il dibattito sulla qualità dei pasti offerti, o propinati, ai pazienti e sulla necessità di introdurre degli standard minimi da rispettare.

Di fronte alla realtà di oltre trenta milioni di pasti ospedalieri rifiutati ogni anno, è nata la Campaign for Better Hospital Food, che ha fatto un sondaggio tra il personale ospedaliero, rilevando che ben il 67% non gradirebbe mangiare ciò che viene dato ai pazienti. Secondo Alex Jackson, coordinatore della campagna, il cibo degli ospedali dovrebbe essere sottoposto a degli standard nutrizionali obbligatori, come avviene per le scuole. Al contrario, osserva Jackson, oggi la preparazione dei pasti viene spesso affidata a ristoratori esterni agli ospedali, che gonfiano i costi e utilizzano gli ingredienti più economici.

Quel che gli aderenti alla campagna non vogliono più sono le iniziative volontarie a cui si sono affidati i governi negli ultimi vent’anni, spendendo 54 milioni di sterline, che sono consistite nel ricorso a noti chef, sperando che gli ospedali seguissero i loro consigli e che non sono servite a nulla.

Articolo The Observer

Campaign for Better Hospital Food

Foto: Gabriella Raffaelli

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